Un altro clochard morto di freddo

Massimo Malpica

Salvatore aveva 22 anni ed era nato in Sicilia, l’ha ucciso il freddo il 28 dicembre nel suo «nascondiglio», tra due binari alla stazione Termini. Un giorno e mezzo dopo, la mattina del 30 dicembre, buttando l’occhio in una vecchia Renault 5 parcheggiata in uno spiazzo vicino alla stazione Tiburtina, un passante si accorge che il barbone di circa 40 anni che viveva lì dentro era morto, anche lui per il gelo. Nell’ultimo scorcio del 2005 l’inverno ha mietuto due vittime tra i clochard capitolini, ma anche l’anno nuovo comincia, purtroppo, nella stessa maniera. Mercoledì scorso, a Ostia, un 41enne senza tetto polacco è stato ritrovato senza vita a due passi dalla pineta, in via del Mare Glaciale Artico, dove l’hanno abbandonato alcuni conoscenti, mettendogli un cartello al collo con il nome e la nazionalità perché almeno fosse identificato.
Ieri infine il gelo si è portato via un altro ragazzo, polacco anche lui. Aveva 37 anni, viveva in una macchina abbandonata, parcheggiata all’altezza del civico 6 di via Malagrotta, e in quell’auto è morto. Congelato, quasi certamente, anche se per accertare le cause della sua scomparsa sarà necessario attendere l’autopsia.
Due morti in due giorni a dicembre, altri due in meno di una settimana ora. Tornano alla mente le parole pronunciate il 30 dicembre da Paolo Cento, coordinatore politico dei Verdi, secondo il quale era «evidente che qualcosa non funziona nelle politiche di pronto intervento sul disagio sociale». L’esponente verde, pur riconoscendo l’impegno delle amministrazioni locali, chiese allora alla Provincia e al Campidoglio di «rassicurare i cittadini romani che nessun altro clochard a Roma muoia di freddo nel prosieguo di questa stagione invernale». Era lecito sperarlo e il sindaco Walter Veltroni, replicando a Cento, ricordò infatti che i posti letto per l’emergenza freddo erano stati aumentati, ma mise le mani avanti ricordando che non si potevano «obbligare i clochard ad andare nelle strutture di assistenza previste dal piano antifreddo».
Ora che la macabra contabilità delle vittime del gelo raddoppia, tocca al prossimo sfidante di Veltroni, il ministro delle Politiche agricole Gianni Alemanno, chiedere misure rapide ed efficaci contro l’emergenza. Il candidato di An sottolinea «lo stillicidio dei senza casa che muoiono abbandonati a se stessi nella città di Roma», e ribadisce il suo «invito alla giunta comunale di Roma per affrontare di petto l’emergenza dei cosiddetti “barboni” e dei senza tetto della Capitale. Di fronte all’ondata di freddo che oramai da tempo sta colpendo Roma, bisogna affrontare realisticamente e concretamente questo problema rafforzando i controlli e la capacità di accoglienza della capitale». Insomma, le forze messe in campo dal Comune non bastano, secondo Alemanno, che reclama «un autentico piano di emergenza, che cerchi di contrastare antichi ritardi, coinvolgendo tutte le forze del non-profit e delle amministrazioni presenti a Roma».
Per la giunta, replica l’assessore alle Politiche sociali, Raffaella Milano.

Che, addolorata dall’ennesima morte, chiede aiuto ai cittadini perché segnalino al numero verde della sala operativa sociale (800-440022) le emergenze di cui siano testimoni: «È una morte drammatica, legata a condizioni di povertà e di disagio sociale», ammette l’assessore, ricordando che negli ultimi sette giorni, tra interventi «spontanei» e su chiamata, le unità mobili del Campidoglio hanno effettuato quasi mille interventi. Che, pure, non sono bastati a fermare la conta delle vittime del gelo.

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