Un altro no alla chiusura del San Giacomo

È un «no» accorato e gridato a voce sempre più alta quello dei sanitari del San Giacomo, che non ci stanno ad assistere, impotenti, alla chiusura dell’ospedale, al civico 29 di via Canova. Che, con ogni probabilità, verrà smantellato e sostituito da un albergo a cinque stelle o da un residence per parlamentari, frutti di un’operazione di speculazione immobiliare a più zeri. Una polemica infuocata ancor di più dall’approvazione in consiglio regionale, lo scorso 6 settembre, dell’emendamento che dispone i lucchetti ai cancelli del nosocomio e porta la firma del governatore Marrazzo, il quale usa, come scusante della chiusura, il ripianamento del deficit sanitario. E sulla scia della manifestazione in difesa dell’ospedale del centro storico, tenutasi l’8 settembre tra via del Corso e via Canova, sarà stavolta via Alibert, al civico 5, ad accolgliere stasera alle 18, l’ennesimo atto contro la chiusura della struttura. Protagonisti del corteo i sanitari, ma anche le Associazione dei cittadini del Tridente e quelle dei malati di reni e dei malati oncologici. «I cittadini non avranno più alcun assistenzialismo sanitario - spiega Felice Occhigrossi, anestesista rianimatore della struttura. E l’apertura in via Canova di un presidio di primo soccorso, di appena 70 metri quadri, è solo un palliativo che fungerà come una sorta di guardia medica per i turisti». Uno sperpero di denaro, precisa Occhigrossi aggravato anche dal fatto che «il S.

Giacomo è vecchio solo fuori, ma dentro è nuovo di zecca con un reparto di rianimazione, così come la farmacia, fiammante, per cui sono stati spesi 6 milioni di euro. Infine, i reparti di ortopedia e urologia e l’ambulatorio di cardiologia sono stati ristrutturati ex novo solo due anni fa».

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