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Un altro scandalo in Giappone: appalti truccati

da Tokio

Un ennesimo scandalo è scoppiato ieri in Giappone, in mezzo a crescenti interrogativi nell'opinione pubblica sulla reale portata delle «riforme strutturali» perseguite con determinazione dal primo ministro giapponese Junichiro Koizumi fin dall'inizio del suo mandato nell'aprile 2001, ma ora vicino al rendiconto finale in vista del preannunciato ritiro dalla guida del Paese nel settembre 2006.
Tra lunedì e ieri ci sono stati arresti «eccellenti» al ministero della Difesa e perquisizioni a tappeto in grandi imprese del settore edilizio per uno scandalo di appalti truccati scoperto dalla Procura di Tokio. A finire in manette tre alti dirigenti del ministero. Sono accusati di aver orchestrato per anni le assegnazioni per l'installazione di condizionatori d'aria nella nuova sede centrale del ministero e in altri edifici della Difesa, privilegiando sistematicamente determinate aziende allo scopo di ottenere in cambio posti dirigenziali in queste imprese per alti funzionari del ministero dopo il loro pensionamento.
Il nuovo scandalo mette in luce il malcostume della collusione tra potere politico, alti burocrati, e imprese private, simboleggiato dal fenomeno «amakudari»: il travaso in ruoli dirigenziali delle imprese private di ex politici ed ex alti burocrati, con il conseguente aggiramento di fatto delle regole di mercato e della libera concorrenza. Lo scandalo si aggiunge a quello degli edifici antisismici «bidone», costruiti in tutto il Giappone per anni da imprese edili senza che nessuna agenzia di collaudo e omologazione ed enti pubblici di controllo se ne accorgessero.
Una decina di giorni fa era stato arrestato il magnate della new economy, Takafumi Horie, 33 anni, fino allo scorso anno un protetto di Koizumi.

È accusato di aggiotaggio, false comunicazioni societarie, riciclaggio di danaro all'estero e conti segreti in banche estere.

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