La maggioranza inciampa nellAma International. E la delibera con cui lamministrazione intendeva tappare le perdite milionarie della branca viaggiatrice della Spa comunale si sgonfia di fronte alla mancanza del numero legale. Perché al momento del voto, insieme allopposizione, hanno lasciato laula anche un bel po di consiglieri del centrosinistra. «Sono rimasti in 25 - osserva il consigliere di An Luca Malcotti - e dunque la maggioranza non è stata in grado di trovare 30 consiglieri che se la sentissero di votare questa porcata».
La delibera di ricapitalizzazione verrà probabilmente approvata oggi in seconda convocazione, nonostante lannunciato voto contrario dellopposizione, quando saranno sufficienti venti voti. Ma il segnale che arriva dal centrosinistra è stato chiaro. Per lopposizione la caduta di ieri dimostra che le disavventure mondiali di Ama International non vanno giù nemmeno nella maggioranza. E lo stesso consigliere dellUlivo, Giulio Pelonzi, richiama allordine i colleghi di schieramento e ammette: «credo che il Modello Roma che ha unito la maggioranza di centro sinistra abbia bisogno di una revisione. Chi non ha sviluppato senso di responsabilità di Governo deve decidere se far parte di questa squadra».
Proprio ieri mattina il gruppo consiliare di Alleanza nazionale ha spiegato in una conferenza stampa i retroscena della delibera «salva Ama International». Il capogruppo di An in Campidoglio, Marco Marsilio, snocciola le cifre di bilancio che portano la branca internazionale della Spa capitolina di servizi ambientali sullorlo del fallimento. «Nove milioni e mezzo di euro di perdite accertate al 31 dicembre scorso, più 745mila già accumulate nei primi cinque mesi del 2007, un patrimonio netto negativo di 4,922 milioni di euro a fronte di un capitale sociale che ammonta a 5,333 milioni di euro e a riserve per 1,333 milioni di euro mostrano chiaramente che la situazione di Ama International è tecnicamente fallimentare», chiosa Marsilio. Anche perché i ratei per i debiti con le banche nel solo 2007 alleggeriranno le malmesse casse aziendali di altri 7,2 milioni di euro. Per An, insomma, la ricapitalizzazione è solo un disperato tentativo di ridurre il danno. Con che prospettive lo spiega Luca Malcotti: «Hanno già provato a vendere la sub-holding ma ovviamente senza riuscirci, considerando le condizioni in cui versa lazienda, in perdita netta nonostante abbia nel patrimonio anche 4 discariche in territorio polacco. Ora, quando ci avranno messo questi altri 4 milioni e mezzo di euro, tenteranno di vendersi a spezzatino le due commesse vinte ad Abu Dhabi e al Cairo, per incassare qualcosa, e poi cercare di sfilarsi al più presto da questa vicenda, chiudendo lo sfortunato capitolo Ama International, che intanto continua a lavorare anche in Cile e Honduras». Che la volontà politica della giunta sia davvero quella di sbarazzarsi della controllata Ama che ha provocato tanti imbarazzi (come lavventura senegalese), secondo Malcotti emerge anche da una recente dichiarazione in commissione bilancio del presidente di Ama International, Tabacchiera. «Che ha dichiarato - sospira il consigliere di An - che i committenti del bando di Abu Dhabi chiamavano ogni giorno per chiedere notizie, ma che lui aveva avuto ordine di non muoversi, e dunque aveva scritto a Veltroni per chiedere cosa fare. Pare che la risposta sia arrivata: vendere le commesse al miglior offerente».
Polemico anche il vicecapogruppo di Fi in consiglio comunale, Marco Pomarici, che paragona le «avventure internazionali» di Ama a una puntata perduta al tavolo da gioco. «La gestione della cosa pubblica - conclude lazzurro - non può essere una mera scommessa, ma il frutto di una pianificazione manageriale».
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