Roma

Ama Senegal, il governo di Dakar lancia accuse esplicite di «ecomafia»

Seconda interrogazione di Augello al ministro degli Esteri Angelilli e Malcotti invitano Veltroni: «Riferisca in aula»

Il governo senegalese spara a zero contro Ama Senegal e accusa l’estensione africana della Spa capitolina di aver messo in piedi un «sistema mafioso», ma nemmeno stavolta Walter Veltroni e i suoi commentano il pastrocchio. Non si fa sfuggire l’occasione di insistere in quella che è stata dall’inizio una sua battaglia il senatore di An Andrea Augello, che - stigmatizzando il mutismo dell’amministrazione comunale - presenta la seconda interrogazione in due giorni sulla vicenda al ministro degli Esteri Massimo D’Alema. «Questa mattina, purtroppo - spiega l’esponente di Alleanza nazionale - la città di Roma si presenta di nuovo in una veste grottesca agli occhi dei cittadini senegalesi: il ministro dell’Ambiente del Paese africano, Thierno Lò, ha lanciato accuse violentissime contro i vertici di Ama Senegal nel corso di una conferenza stampa». Siamo ormai oltre il confine dell’incidente diplomatico, secondo l’ex assessore regionale al Bilancio, che appunto invita D’Alema a intervenire: «I quotidiani di Dakar - ha insistito riportano con grande evidenza la requisitoria del ministro, il quale sostiene che alcune bande criminali stiano sabotando l’attività messa in opera dal governo per ripulire la città, nel tentativo di metterlo in difficoltà politicamente, dopo la disdetta del contratto con Ama. C’è di peggio. Thierno Lò afferma testualmente che questi episodi fanno seguito alla decisione che il suo ministero ha preso di introdurre delle procedure in grado di garantire l’efficacia e la trasparenza delle risorse disponibili. Dopo questa decisione si sono scoperte delle irregolarità enormi nel sistema, salari fittizi, gonfiati artificialmente o rilasciati a lavoratori in pensione e false fatture -. Insomma, per usare le parole scelte dai quotidiani citati, una “organizzazione mafiosa”».
Insomma, la «prima volta» di un’azienda italiana «accusata apertamente di ecomafia» è una notizia che non può «cadere nel vuoto e nel silenzio», e così «di fronte all’inerzia del sindaco - chiude Augello - è opportuno che la Farnesina prenda l’iniziativa di richiamare il Campidoglio alle sue responsabilità e di rispondere in Parlamento sull’effettiva situazione in cui si trova Ama Senegal attualmente e sulla fondatezza del punto di vista dell’esecutivo senegalese».
Il punto di vista di Augello è fatto proprio anche dall’europarlamentare di An Roberta Angelilli, che rimarca come sia «imbarazzante» leggere che il ministro Lò ha definito il direttore di Ama Senegal «il cervello di un’organizzazione mafiosa». Per Angelilli, però, è «ancora più imbarazzante vivere in una città, Roma, il cui primo cittadino da oltre un anno si rifiuta di fare chiarezza su una vicenda che sta gettando nel fango, davanti agli occhi del popolo senegalese, l’immagine dell’Italia e della sua Capitale». Infine il consigliere comunale capitolino Luca Malcotti, sempre di An, accusa Veltroni di «comportamento razzista»: «Se queste accuse - spiega - provenissero da un qualsiasi governo europeo, sono certo che il sindaco non solo si affretterebbe a replicare, ma interverrebbe risolutamente con telefonate, incontri e interventi di diplomazia assortita.

Il fatto che Veltroni non risponda al Governo senegalese rappresenta un comportamento oggettivamente razzista, con il quale si tende a non dare credito a un governo legittimo solo perché africano».

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