Emanuela Fontana
da Roma
Ha accettato «non senza sofferenza» lindulto. E ora scuote il governo per risvegliarlo da una politica troppo lassista dinnanzi allopinione pubblica sulla gestione della criminalità. È Il ministro dellInterno Giuliano Amato a parlare. Lo ha fatto con Polizia moderna, mensile della polizia di Stato in prossima uscita, in un'intervista in cui il capo del Viminale ammette che sullindulto ha «dovuto prendere atto della volontà del Parlamento, non senza sofferenza». Il ministro della Giustizia Clemente Mastella non si è mostrato sorpreso per queste frasi, e ieri ha anzi rivelato che sono in corso colloqui proprio con il collega dellInterno per «alcune modifiche» nei settori confinanti della giustizia e della sicurezza. Ha detto di aver «partorito lindulto» con altrettanta «sofferenza, una sofferenza necessaria». Davanti al plenum del consiglio superiore della magistratura si è però sfogato: lindulto lo ha esposto «al ludibrio» e «isolato politicamente e istituzionalmente». Sembra che solo la sinistra radicale continui a difendere uno dei primi provvedimenti varati dal governo Prodi: «Lindulto ha prodotto effetti positivi su tutta la macchina della giustizia ha sanato un problema di vivibilità nelle carceri italiane», sottolinea il vicepresidente della commissione Giustizia alla Camera, Daniele Farina, di Rifondazione.
Ben distanti le posizioni di Amato: lindulto «è un provvedimento che crea problemi a chi fa il nostro lavoro», ammette il ministro, ma non si ferma qui. Mentre Prodi e Mastella si sono affrettati a precisare nei giorni corsi che lemergenza criminalità non ha nulla a che vedere con la nuova legge di clemenza del centrosinistra per i detenuti, il ministro è tornato ad avvertire, come aveva già fatto a Napoli la scorsa settimana: «Quello della certezza della pena è un problema che il governo deve affrontare. Credo che il governo debba fare una riflessione seria sulle misure che si possono adottare per interrompere questo fenomeno, senza per questo ridurre le garanzie dei cittadini».
Secondo Amato, per trasmettere all'opinione pubblica il messaggio che chi non rispetta le leggi verrà punito è necessaria la collaborazione «anche di altri ministeri»: «Troppi delinquenti arrestati vengono scarcerati per mille motivi - ragiona il ministro dellInterno -. Questo determina sfiducia nei cittadini e nelle forze dellordine».
Dopo lanticipazione dellintervista a Polizia Moderna, il «papà» dellindulto, il ministro Mastella, ha fatto sapere che è in corso un dialogo con Amato sugli «indulti permanenti», come «le prescrizioni» dei reati, indubbiamente «da modificare»: «Nessuno dice - ha rivendicato Mastella - che vanno in prescrizione tantissimi reati e quindi tanti delinquenti, tanti da processare, finiscono latitanti o sono in attesa di un giudizio che non arriva mai».
Ma nello stesso tempo si è lamentato davanti al plenum del Csm per gli attacchi e i passi indietro a cui ha assistito in questi mesi: lindulto, ha ricordato, è stato approvato «dall'80 per cento del Parlamento. Ora sembra però che non abbia più padri e madri. Io ho rispetto per chi non lo ha votato, ma per chi lo ha votato non ho uguale rispetto». Su questa materia ora Mastella si sente «isolato», e ieri lo ha chiarito al Consiglio superiore della magistratura: viste «le aspre polemiche» che gli vengono rivolte e «gli attacchi spesso ingenerosi ed irresponsabili mossi da alcuni magistrati», non assumerà più «nessuna ulteriore iniziativa in proposito, con il rischio di trovarmi ancora una volta isolato, politicamente e istituzionalmente».
«Ma se due ministri hanno così sofferto, per quale ragione è stato varato l'indulto?», si chiedono i senatori della Lega Piergiorgio Stiffoni e Massimo Polledri. Si apre dunque nuovamente il dibattito.
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