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Gli ambientalisti "pentiti" che ora sostengono le centrali

Il nucleare serve. È pulito, economico, necessario. Bello, anche se scoperto tardi. Anche se riabilitato dopo averlo additato per anni come il nemico numero uno. La retromarcia degli ambientalisti è quasi un voltafaccia per gli integralisti, quelli rimasti all’antinucleare senza se e senza ma. Fra i «pentiti» più recenti ci sono quattro guru inglesi dell’ambientalismo che, l’altro giorno, si sono confessati sull’Independent. Primo, l’ex direttore di Greenpeace Stephen Tindale, che ha spiegato così il suo passaggio al partito dell’atomo: «È stata come una conversione religiosa».

Sul serio: «Essere contro il nucleare era il primo comandamento di un ambientalista, ma mi sono reso conto che l’energia atomica è meglio dei cambiamenti climatici». Contrordine, compagni verdi. Ora il nucleare ci piace. Ora dobbiamo cambiare obiettivo. D’accordo Lord Chris Smith of Finsbury, presidente dell’agenzia britannica per l’ambiente e Chris Goodall, un altro integralista dell’ambientalismo. E poi Mark Lynas, autore apocalittico di Six Degrees, «i sei gradi che possono cambiare il mondo», che ora si rimangia tutto: la moratoria (ora sospesa da Londra) sulla costruzione di nuove centrali è stata «un errore enorme, per il quale la Terra sta pagando il prezzo».

Si è convertito anche un altro ex Greenpeace, il cofondatore Patrick Moore: «Ho cancellato trent’anni della mia vita». Un bel taglio e via, se serve. Sempre alla causa ecologista, dicono, perché il nucleare - scoprono - è stato criminalizzato ingiustamente ma, in realtà, è molto più sicuro e pulito per il nostro pianeta. Fra i «pentiti» d’Italia c’è Chicco Testa: nel 1987 era fra i promotori del referendum anti atomo, ora sostiene le centrali.

Ha cambiato idea, come James Lovelock, un’icona del pensiero verde, il padrino della teoria di Gaia, la Terra grande organismo vivente, che ha spiegato così tante battaglie e tanti anni perduti: «L’opposizione al nucleare si basa su una paura irrazionale alimentata da fiction in stile hollywoodiano, lobby verde e media».

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