Roma - Nero profondo in occhi di velluto, nome senza cognome da subito, come gli immigrati di colore sbarcati da noi senza identità, Ambra era africana dentro, pure per quel tanto d’immediatezza bambina, sua tipica nel tempo. E adesso che lo sa, grazie a Bianco e Nero, il nuovo film di Cristina Comencini di cui è protagonista, non ha più paura di volare. «Ora conosco, da vicino, il continente nero, perché il mio ruolo, stavolta, m’ha permesso di approfondire meglio certe questioni, legate all’Africa e sono pronta a salire su un aereo, per andarla a visitare, insieme ai miei figli», dice l’artista del momento, appena entrata nella sua second life, tutt’altro che virtuale. Una seconda vita, quella della trentenne Ambra Angiolini, nata come maliziosa pupetta teleguidata da Gianni Boncompagni (Non è la Rai, 1993), che le insufflava nell’auricolare battute del tipo: «Dio sta con Berlusconi, il diavolo sta con Occhetto», e divenuta, di recente, una delle attrici più richieste della nuova stagione del cinema italiano.
Dopo la patente di bravura, ottenuta con la guida di Ferzan Ozpetek in Saturno contro, dove ha dato un’impronta personalissima al proprio personaggio di tossica, col pallino degli oroscopi, è la volta d’un master di conferma, sotto la docenza Comencini, cui seguirà la lode della Mostra del Cinema di Venezia, che la vuole madrina d’apertura. Cos’è successo all’ex-ragazzaccia lingualunga, che faceva impazzire i telespettatori anzianotti, cantando T’appartengo in minigonna scozzese e calzettoni? Dov’è finita la collegiale sexy, che provocava le ire femministe («Non siamo Ambra-nate/ma studentesse determinate», così sui cartelloni, nei primi Novanta)?
«A trasformarmi in ciò che sono oggi, mi ha aiutato Ozpetek. Il talento di cui si parla, me l’ha tirato fuori lui, perché mi conosceva molto bene. Soprattutto, sapeva dei miei periodi neri. E descrivendo la difficoltà di quei tempi, mi ha reso un’attrice consapevole, facendomi abbandonare quell’aria da saputella antipatica, che, magari, potevo aver assunto in tivù», spiega Ambra, seduta su una poltroncina girevole di cuoio bombato.
Siamo nella biblioteca dell’Istituto Austriaco di Cultura e tra la boiserie e i libri in tedesco, allineati come soldatini a riposo, fa un effetto straniante trovare la Angiolini dimessa, nella maglietta color crema e come sedata da una dimensione finalmente vera, per lei. «La Comencini, mai banale, con leggerezza e, forse, una punta di cinismo, mi ha insegnato a inquadrare meglio il personaggio di Elena, dall’evoluzione complessa. All’inizio, questa volontaria dell’Amref non mi piaceva: la classica borghese buonista, piena di complessi di colpa, perché viene da una famiglia di palazzinari, di nuovi ricchi molto formali. Non avevo capito quanto mi somigliasse, questa donna, frustrata da un matrimonio in crisi, da una figlia che le rimprovera: “Stai sempre coi neri!”».
In Bianco e nero, commedia sorridente, che nelle intenzioni della regista dovrebbe ribaltare molti luoghi comuni (a partire dai costumi erotici), collocando i conflitti razziali sul versante comico, Fabio Volo sarà il marito di Ambra, pronto a vivere una storia di sesso con la nera Nadine (Aissa Maiga). «Scoprendo d’avere in testa un palco di corna, m’infurio. Soprattutto perché la mia avversaria è più bella di me, più istintiva. Elena, invece, ha messo da parte la femminilità», confessa l’attrice, che ha tessuto amori platonici con ragazzi neri («una tragedia: m’innamoravo e piangevo, così mi toglievo subito il pensiero»).
Al momento, Ambra ha «un rapporto di alti e bassi» con Francesco Renga, il cantante padre dei suoi due figli, col quale vive a Brescia. «Siamo innamorati, ma imprecisi: vomiterei, se la nostra vita di coppia somigliasse al Mulino Bianco», sbotta l’ex-reginetta degli adolescenti, cresciuta a Roma dalle suore dell’Immacolata Concezione. E se, in Bianco e nero, il padre re del mattone (Franco Branciaroli) pare abbia un figlio naturale in Africa, mentre la madre (Anna Bonaiuto) si diverte a umiliare la consuocera burina (Katia Ricciarelli), i genitori Angiolini hanno seguito la carriera della figlia con discrezione e fermezza. «Certo, la trombata di tuo marito con un’altra è seccante.
Ma il mio personaggio, che non supera la diversità, pur lavorando per abbatterla, poi smetterà di fare come quelli che vanno ai convegni di destra, per votare a sinistra». Meno male: Ambra c’è, come prima. Meglio di prima.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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