Non bastasse, è intervenuto anche Gianni Boncompagni, pigmalione di Ambra Angiolini: «Non c’era niente di meglio in giro. Noi italiani siamo poveracci. Fosse per me la farei Papa».
Ambra legge ad alta voce, davanti ai cronisti, il take d’agenzia. Prova a scherzarci sopra: «Mi prendo il meglio di questi giudizi. Che diventerò come la Loren e forse Papa...». Però si vede che le dispiace, non si aspettava di finire sotto tiro per un’apparizione del genere. «Non capisco. Una madrina deve tirare fuori il sorriso più bello che ha a disposizione, leggere un discorsetto di un minuto e presentare alla platea il presidente Croff. Tutto qui. Dov’è lo scandalo? In fondo “Buona sera” lo so dire». Una pausa: «Però sono felice lo stesso, vuol dire che è tutto a posto, che in quindici anni non è cambiato nulla: sono sempre stata molto amata e odiata».
La voce torna quieta, lo sguardo sdrammatizzante. «Non è che voglia fare la tranquillona. Domani mi prenderà una sorta di disperazione cosmica, lo so, ma intanto mi gusto questa prima volta alla Mostra. Non ero mai venuta, fisicamente, anche per pudore. Avrebbero detto: si fa vedere perché è famosa.
Tuttavia, lo giuro, vado al cinema due volte o tre la settimana a Brescia. E questo nuovo capitolo della mia vita mi piace. È bello vedere il mio nome accanto a quelli di Ozpetek e Comencini. È appassionante cambiare. Ho solo paura del ridicolo». Stasera indosserà un vestito Armani, anche se ancora non ha scelto quale tra due in ballo. «Spero solo che mi permetta di respirare», sorride, con l’aria di chi non si sente poi così fuori posto a presiedere la cerimonia come simbolo di fausto auspicio. Tra tre giorni tornerà al Lido per ritirare uno dei premi Diamanti al cinema: di nuovo accanto a Ozpetek, il regista che l’ha lanciata al cinema vincendo lo scetticismo di molti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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