Antonella Aldrighetti
Ai 200 malati di ansia e depressione che, fino a un mese e mezzo fa, potevano rivolgersi allambulatorio per la cura delle patologie psichiche dellospedale Sandro Pertini, non resta che mettere mano al portafogli. Già perché il servizio ambulatoriale dopo essere stato sospeso per una decina di giorni a metà novembre, è stato riattivato dal manager dellAsl Roma B, Flori de Grassi solo parzialmente: funziona 2 giorni alla settimana rispetto ai 6 su 7 di prima. Ma la politica sanitaria regionale non doveva avere come prioritario laccesso a strutture pubbliche proprio ai più indigenti? Stando così le cose, oltre alleliminazione dei ticket sulle prescrizioni mediche da gennaio, gli ulivisti della Regione Lazio, hanno fatto ben poco. Piuttosto sembrerebbe che la sinistra di Piero Marrazzo non abbia molto a cuore quali e quanti debbano essere gli interventi efficaci per il trattamento del disagio psichico, e di conseguenza laccesso per tutti a un trattamento appropriato che, nel caso dei 200 pazienti del Pertini, è anche di fiducia. Ieri una delegazione degli associati allAmad (malati di ansia e depressione) ha manifestato a gran voce dinanzi al nosocomio per chiedere che venga di fatto ripristinato il servizio ambulatoriale e soprattutto «restituito lo psicoterapeuta» così come concordato al momento del varo del progetto. «Adesso il centro è aperto solo per 10 ore alla settimana e non riesce a coprire il fabbisogno dei pazienti in cura - spiega Anna Maria Piscone presidente dellAmad -. Unora al giorno è dedicata alle prime visite e il resto a chi già è in terapia.
Ma con mezzora, peraltro pagata 20 euro come se fosse unora intera, non si possono più organizzare le sedute di gruppo e le terapie di coppia: per non parlare delle liste di attesa che da un mese si sono andate gonfiando a dismisura. È per questo che abbiamo organizzato una petizione pubblica, da sottoporre a tutti i vertici regionali e alle massime autorità del governo, perché venga ripristinato un servizio che rispondeva allesigenza dei pazienti: avere un centro di riferimento ospedaliero pubblico, dedicato esclusivamente a queste problematiche al di fuori del dipartimento di salute mentale». Altra nota dolente della parzialità dellofferta ambulatoriale sono le odierne liste dattesa. Sì perché ora per approdare alla tanto agognata visita e cura ci vogliono mesi: tre per il primo appuntamento e, due mesi più o meno, per i successivi.
È questo quel tempismo che il governatore Piero Marrazzo si auspica quando annuncia di voler migliorare le politiche per la sanità pubblica ereditate dalla giunta Storace? «La politica di gestione che ha portato prima alla sua chiusura e poi alla riapertura per due soli giorni alla settimana, con la conseguenza della formazione di liste dattesa di mesi che vanificano lefficacia di interventi che per la natura di queste patologie devono essere immediate, non è riuscita ad intaccare la credibilità del centro, che - specifica il vicepresidente della commissione regionale per la Sanità, Stefano De Lillo (FI) - resta un punto di riferimento per migliaia di pazienti.
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