Amelio, la Comencini e Crialese in corsa per il Leone d’oro

Sotto esame «Viaggio segreto» di Roberto Andò

Michele Anselmi

da Roma

La pattuglia italiana alla Mostra 2006? Bocche cucite a filo doppio, al Lido di Venezia, dove un febbricitante Marco Müller e i suoi cinque selezionatori stanno applicandosi senza sosta al rush finale, il più delicato e insidioso: perché l'italica rappresentanza in concorso è sempre fonte di problemi, in un rincorrersi di smentite e conferme. Sapremo tutto il 27 mattina, durante la tradizionale conferenza stampa. E però qualcosa sta trapelando. Con buona approssimazione, si può dire allora che i tre film tricolori in lizza per il Leone d’oro saranno - sarebbero - La stella che non c'è di Gianni Amelio, con Sergio Castellitto, A casa nostra di Francesca Comencini, sorella minore di Cristina, con Valeria Golino e Luca Zingaretti, The Golden Door di Emanuele Crialese, con Charlotte Gainsbourg. Tutti e tre targati Raicinema, e questo potrebbe alimentare qualche disappunto, anche se, ragionevolmente, il direttore della Mostra va dicendo in giro da settimane, a prevenire malumori, che «noi giudichiamo i film per la loro qualità, non in base a chi li produce o distribuisce». Dei tre, solo Amelio, fino a ieri pomeriggio, risulta ufficialmente invitato con tanto di lettera; però si sa che il film della Comencini, visto dai commissari lunedì scorso, è «molto piaciuto»; mentre su Crialese, impegnativa produzione italo-francese da dieci milioni di euro in un primo tempo data per certa al festival di Cannes, la decisione appare imminente.
Sempre che, appunto, non si profilino all'orizzonte, da qui a martedì, outsider capaci di sparigliare i giochi. Si sa, ad esempio, che Medusa punta molto su Viaggio segreto di Roberto Andò, liberamente tratto dal romanzo Ricostruzioni di Josephine Hart. Libro fortunato, un rapporto fratello-sorella a sfondo psicoanalitico con frammenti di giallo, un cast di tutto rilievo: Alessio Boni, Valeria Solarino, Claudia Gerini ed Emir Kusturica (sì, il regista serbo-bosniaco). Il film, visto mercoledì, non avrebbe del tutto convinto i selezionatori, ma è possibile che trovi infine una degna collocazione nel menù della Mostra, magari in una chiave di evento speciale fuori concorso, complice la stessa Hart a Venezia. Del resto, tiratosi fuori Giuseppe Tornatore con La sconosciuta, nelle sale dal 29 settembre, e promesso N. Ucciderò il tiranno di Paolo Virzì alla prima edizione della Festa veltroniana, Medusa non ha altri titoli italiani papabili per Venezia.
Raicinema sfodera una preoccupazione opposta. Troppi film «giusti» per la Mostra, benché alcuni di essi abbiano preso la strada di Locarno, altri quella per Roma. Lo stesso Ermanno Olmi, che sta finendo di missare I cento chiodi con Raz Degan, s'è sfilato dal toto-Venezia, liberando così una casella alla voce grandi maestri fuori concorso. Che sarà probabilmente riempita dall’ottantatreenne Vittorio De Seta, il regista di Banditi a Orgosolo e Diario di un maestro, con il suo nuovo Lettere dal Sahara. Una sorta di docu-drama, girato in digitale tra mille ritardi e inciampi, che racconta l’amarissimo viaggio di un immigrato senegalese attraverso l’Italia, da Lampedusa a Milano. Sempre che, con mossa inattesa, Müller non lo piazzi in gara, al posto di uno dei due titoli in predicato.
Certo è che, sulla carta, il trio Amelio-Comencini-Crialese funziona. Tre generazioni di cineasti (un cinquantenne, una quarantenne, un trentenne), uno sguardo politicamente ambizioso su altrettanti temi cruciali: la dismissione industriale con conseguente delocalizzazione in Cina, tra rischi per la salute e imperativi morali; il denaro come valore fondante e della società contemporanea, dentro una dimensione gialla, di indagine poliziesca nella Milano dei nuovi ricchi; la memoria dell’emigrazione ai primi del Novecento, attraverso la storia di una famiglia siciliana, i Mancuso, dalla sassosa terra natìa all’approdo a Ellis Island, in America, dopo l’interminabile traversata per nave.
Dice Amelio: «È il racconto di un incontro fra noi e il nuovo mondo del futuro, fra un italiano speciale e una donna cinese che riassume le contraddizioni del nuovo capitalismo-comunismo».

Dice la Comencini: «Il denaro non è più solo il motore delle nostre vite professionali, ma anche del nostro privato. L'Italia è un paese dimezzato». Dice Crialese: «Distinguo tra gli americani, che siamo noi, i nostri avi che l’hanno conquistata, e il governo americano con le sue menzogne». Il dibattito al Lido è garantito.

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