Uragani, tornadi, violenti temporali sono una costante nella narrativa di uno scrittore americano come Joe R. Lansdale, il quale pensa che questi violenti fenomeni mettono in luce «il meglio e il peggio degli esseri umani». Situazioni di estremo pericolo in cui il singolo è costretto a lottare contro una natura invincibile: può cercare, inutilmente, di sfuggire a essa oppure accettarla e in qualche modo combatterla, accettandone la sfida. Romanzi come L’anno dell’uragano (Fanucci), La notte del Drive In (Einaudi) e Bad Chili (Einaudi) sono scanditi da queste situazioni estreme e Lansdale non ha praticamente quasi mai inventato nulla di ciò che racconta in queste storie. Nella zona in cui vive, a Nacogdoches, in Texas, certi eventi atmosferici sono una costante, e lui stesso è sopravvissuto a due tornadi, senza contare che è uno dei pochi scrittori al mondo che ha potuto constatare di persona la violenza devastante dell’uragano Kathrina quando questo raggiunse la sua casa.
Anche per il recente Cielo di sabbia (Einaudi, pagg. 234, euro 17) Lansdale ha attinto alle storie del patrimonio di famiglia e in particolare a quelle di «Bud e O’Reta Lansdale che sono sopravvissuti alla Grande Depressione». Un periodo storico che Lansdale riesce a riraccontarci in maniera originale a partire dalla descrizione delle devastanti tempeste di sabbia che fra il 1931 e il 1939 devastarono il territorio degli Stati Uniti centrali e del Canada e misero in ginocchio la popolazione.
Cielo di sabbia inizia con la descrizione della Dust Bowl che si abbatte sull’Oklahoma trasportandovi polveri provenienti da Texas, Kansas e Nebraska: «Secondo la mamma bastava guardarle bene, quelle tempeste di sabbia, per scorgervi il volto del diavolo - scrive Lansdale -. Io non ci giurerei, su questa faccenda del diavolo e compagnia bella, ma so per certo che la sabbia, a volte, sembrava assumere forme vere e proprie; tanto da farmi credere che un volto, là dentro, ci fosse davvero. Un volto malvagio e furibondo, che aveva tutte le intenzioni di spazzarci via».
A raccontare è il giovane Jack, la cui madre muore intossicata dalla polvere, mentre il padre, affranto, sceglie, pochi giorni dopo, la via del suicidio. Jack non si sarebbe mai sognato di dover diventare un eroe come quelli dei romanzi che legge, ma riesce a sopravvivere alla furia degli eventi. Riesce, in quei giorni di carestia e abbandono, a sfamarsi con la carne dei pochi conigli morti nascosti dalla famiglia, sopravvive grazie all’acqua del pozzo della fattoria che non è ancora ostruito dal fango. Come un fantasma si aggira per la casa distrutta proteggendosi la vista con gli occhiali da pilota aereo del nonno, mentre intorno la tempesta ulula e la sabbia ricopre ogni cosa. E mentre l’Apocalisse sembra essere discesa in Terra, incontrerà due altri sopravvissuti: Jane e suo fratello Tony. I due lo hanno raggiunto perché hanno un piano da proporgli: impadronirsi della macchina del vecchio Turpin (anche lui deceduto durante il cataclisma) con cui sfuggire alla furia della polvere rossa e raggiungere il Texas.
Da quel momento i tre ragazzi a bordo di una Ford V8 si trovano a peregrinare per un’America selvaggia e rurale. Incontreranno famiglie disperse, folli deliranti, rapinatori, vagabondi, cavallette e alligatori e matureranno una consapevolezza di sé e del mondo che li circonda che li porterà a combattere ogni avversità. E se le prime pagine di Cielo di sabbia sembrano rimandare alle situazioni estreme e devastate descritte in La strada di Cormack McCarthy, il prosieguo della storia ci mostra come Lansdale abbia anche una grande dimestichezza con le atmosfere di un serial televisivo della HBO come Carnivàle e con quelle di romanzi come Furore di Steinbeck e Questa terra è la tua terra di Woody Guthrie. E sono proprie certe pagine del folk-rocker americano a riecheggiare nella narrazione di Lansdale, pagine in cui i lettori incontrano un’umanità segnata per sempre dall’ineluttabilità degli eventi che Guthrie descrive così nel suo romanzo: «muratori, falegnami, carrettieri, orde di commercianti di cavalli e affollatissimi e sgangheratissimi carri di girovaghi.
Giocatori d’azzardo, ruffiani, prostitute, spacciatori di droga e venditori di cianfrusaglie, suonatori ambulanti e cantanti di strada, predicatori che sbraitavano invocando l’amore fra gli uomini e chiedevano l’elemosina agli angoli delle strade, indiani in abiti variopinti e luridi che salmodiavano sui marciapiedi mentre i loro bambini accanto giocavano nella sporcizia e nella polvere di carbone».
Sopravvissuti con i quali si incontrano e scontrano, in Cielo di sabbia, i nostri Jack, Jane e Tony, i quali scoprono come il circo della vita intorno a loro possa sopravvivere meglio se racchiuso fra i tendoni di un luna-park ambulante. Un luogo dove può emergere, proprio dalla promiscuità di chi lo abita, una solidarietà capace di sfidare anche l’avverso destino.
E i tre ragazzi con coraggio potranno scegliere qual è la loro strada e qual è la loro terra, assediati spesso da banditi che riportano alla mente personaggi come John Dillinger. Uomini disperati che impugnano le pistole nella speranza di riprendersi quella vita che l’avversa natura sembra aver loro portato via.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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