Cultura e Spettacoli

America: «Il nostro country rimane giovane»

La band celebre per canzoni come «A horse with no name» ritorna con il cd «Here and now»

da Milano

Il caldo sole della California chiamava a raccolta i reduci di Woodstock e gli orfani dell’utopia hippy. Bod Dylan, i Byrds, i Grateful Dead spiazzavano i duri e puri del rock tornando alla semplicità dei suoni acustici. Sono tanti gli artisti sui blocchi di partenza di quel policromo universo definito per semplicità country rock, e in uno spazio che si estende da Crosby Stills Nash & Young agli Eagles alla Nitty Gritty Dirt Band si infilano i raffinati America. Tra il ’71 e il ’75 hanno dominato le classifiche con sofisticati intrecci di voci e chitarre, brani come A Horse With No Name (balzato in testa alla hit parade travolgendo Heart Of Gold di Neil Young), Ventura Highway, Sandman, Lonely People, che hanno fatto breccia non solo nel cuore degli appassionati. E che, a quanto pare, continuano a farla. Gli America (Dewy Bunnell e Gerry Beckley, perché del trio originale Dan Peek s’è perso con la setta dei Bambini di Dio) pubblicano in questi giorni il nuovo doppio cd Here and Now (il primo disco con nuove composizioni, il secondo con i loro classici dal vivo) e da sabato prossimo saranno in tour nei palasport italiani con partenza dal Palabam di Mantova, tappe a Roma, Padova, Bologna, Castiglioncello e chiusura il 31 all’Auditorium di Milano.
Il pubblico si aspetta i vostri successi storici, siete coraggiosi a proporre nuove canzoni.
«Andiamo avanti, con lo stesso spirito di un tempo ma sempre avanti, senza però lasciare indietro il passato. I nostri vecchi brani sono un gran biglietto da visita, ma io penso che tra i nuovi pezzi ci siano gli America del futuro. È chiaro, non tutte le canzoni possono essere capolavori, alcune riescono meglio di altre, ma noi continuiamo a scrivere e così abbiamo ampia possibilità nella scelta del repertorio».
Dove trovate la voglia e l’entusiasmo per continuare?
«Siamo nati on the road e continueremo ad esserlo. Certo girando qua e là ci si stanca, ma il pubblico ci ricarica, diamo e rubiamo energia ai nostri fan, questo è il segreto, più un miscuglio ben calibrato di impegno e divertimento».
Anche il Wall Street Journal ha parlato del vostro ritorno.
«C’è un grande ritorno dei suoni acustici, con tanti nuovi cantautori come Seth Lakeman. E c’è la corrente storica, da James Taylor a Jackson Browne e Crosby Stills & Nash che sono ancora molto creativi. Pensiamo che la maturità, se supportata dall’entusiasmo, sia una carta in più da giocare per mettere insieme testi intelligenti e suoni interessanti. Siamo una generazione sempre giovane dentro, che non ha bisogno di urlare o fare rumore per farsi capire».
Quindi come vi definite?
«Siamo la versione acustica degli Eagles. Artisti semplici che credono nei valori fondamentali: nell’amore, nell’amicizia, nella pace, nella sincerità, senza rimanere legati alle vecchie ideologie. Non siamo hippy, ma cerchiamo di vivere secondo i nostri ritmi in un mondo sempre più disumano».
Nel nuovo cd però ci sono ospiti vicini al vostro stile come Ryan Adams ma anche rocker come i My Morning Jacket e vi produce un ex Smashing Pumpkins.
«Ma la musica oggi non ha più confini di genere, e il nostro stile non cambia, piuttosto si arricchisce. Adams è un grande di oggi, fossimo nati ora vorremmo essere come lui».
Cosa vi aspettate dal nuovo disco e dal tour?
«Siamo un gruppo che ha spopolato negli anni Settanta ma oggi abbiamo molti giovani fan. Non ci aspettiamo nulla di speciale, abbiamo conosciuto il successo, siamo entrati nella storia.

Speriamo di piacere al pubblico per come siamo adesso, non per la nostalgia del passato».

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