Roma

Con gli «amici della speranza» è più facile combattere per la vita

È scomparsa il 27 giugno dell’anno scorso mentre si stava preparando alla maturità scientifica, studiando anche durante le terapie, Letizia. Figlia unica amatissima dai suoi genitori, da due anni soffriva di una grave forma di leucemia.
Aveva subito dalla madre anche un trapianto che aveva attecchito velocissimo. Sembrava quasi avercela fatta a guarire, ma complicazioni polmonari l’hanno portata via. Ed aveva un sogno, voleva fare la stilista, o meglio la manager nel mondo della moda, per questo aveva deciso di iscriversi a economia e commercio. «Per guidare la mia azienda» diceva, ricorda il padre Francesco. Il suo hobby era fin da piccola disegnare modelli, abbinare colori e forme, annotando sui bozzetti le stoffe e gli accessori.
E mercoledì a Villa Calandra, in una serata speciale presentata da Chiara Gamberale e organizzata dall’Associazione Amici della Speranza per raccogliere fondi da destinare a un progetto di assistenza domiciliare, i modelli di Letizia sono diventati realtà. «Quando inciampi in una stella non te ne accorgi, una stella passata nel reparto lasciando una luce particolare», ricorda con accorate parole il direttore di ematologia del S. Giovanni Luciana Annino che concilia professionalità e umanità. Affidati alla stilista Irene quei disegni si sono trasformati in abiti, romantici, lunghi e fascianti. Sono i modelli Valentina, Carlotta, Giulia, indossati da tre splendide ragazze improvvisatesi modelle per lei che prediligeva il celeste, gli angeli e le farfalle. «Letizia amava la vita che deve essere vissuta con intensità, passione, coraggio, guardando al futuro», dice la madre Grazia.
Un messaggio positivo fatto proprio dalla onlus Amici della Speranza, presieduta da Vito Gamberale, che ha concentrato la proprio attenzione sull’Ematologia del San Giovanni-Addolorata che nel 2008 ha ottenuto la certificazione di qualità. Nata nel 2003 per iniziativa di 15 persone, che hanno versato 10mila euro a testa, l'associazione conta oggi 42 sostenitori, espressione del mondo imprenditoriale, della finanza, del commercio e delle professioni. Quota annua 500 euro. Fondi impiegati in progetti che mirano a migliorare il confort dei malati, a potenziare le attrezzature e a sostenere con borse di studio e risorse il personale. All’inizio nell’estate afosa del 2003 sono stati forniti i condizionatori, poi è stato rinnovato il laboratorio di analisi, migliorata l’accoglienza del day hospital e dell’ambulatorio.
Da aggiungere, impalpabile e potente, il fattore solidarietà, vicinanza, aiuto, conforto a chi soffre e ai suoi familiari.

E dal rapporto fra personale, malati e parenti nella sala d’aspetto dell’ospedale è scaturito il libro, presentato da Beppe Bigazzi, «Ricette e Ricette» (mai titolo fu più appropriato), che raccoglie i piatti dei tanti paesi d’origine dei pazienti.

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