Ammazzò un vigile: l’inchiesta sul nomade al tribunale dei minori

È ancora avvolta nell’incertezza l’identità del nomade che tre mesi fa travolse il vigile Nicolò Savarino alla Bovisa. Dubbi sul suo nome, ma soprattutto sull’età, 17 o 24 anni, tanto che la procura ha trasferito il ragazzo al carcere minorile Beccaria, incaricando il Tribunale dei minori di stabilire la sua reale età. E nel caso risultasse inferiore ai 18 anni, il giovane sarebbe sicuro di non rischiare l’ ergastolo anche se venisse condannato per omicidio volontario aggravato.
L’unica cosa certa rimane che il ragazzo, per sua stessa ammissione, e il responsabile della morte del ghisa. La sera del 12 gennaio infatti Savarino, 42 anni, insieme a un collega cerca di fermare un Suv in piazza Emilio Alfieri, ma viene travolto, «uncinato» dal paraurti e trascinato per 500 metri dove il suo corpo finalmente si sgancia dall’auto. Il ghisa muore poco dopo, mentre il macchinone è ormai sparito. Parte la caccia al pirata, qualcuno lo vede in via Catone sfilare la bicicletta del ghisa da sotto la carrozzeria, qualcun’altro parcheggiare il suv in via Lancetti. Tutti concordano sulla presenza di una seconda persona, finora mai identificata, insieme al conducente. Il giovane, identificato come Goico Jovanovic, 24 anni, riesce espatriare, diretto in Serbia per poi fuggire in Sudamerica ma viene fermato al confine ungherese. Confessa («sono fuggito per paura, non mi sono reso conto di aver investito qualcuno») e accetta di farsi estradare in Italia. Ma un volta a Milano scombina le carte: «In realtà Goico è mio fratello, io sono Remì Nicolic». Il ragazzo infatti a ogni arresto forniva un nome e un’età diversa diventando così di volta in volta oltre a Goico Jovanovic, Goico Nicolic e Davide Iovanovic» «E non sono neppure nato nel 1987, bensì nel 1994, a maggio, quindi sono ancora minorenne».
Il ragazzo esibisce una carta d’identità del comune di Albignasego in provincia di Padova e un certificato francese da cui risulta che un ragazzo con quel nome è effettivamente nato a Parigi nella data indicata. I diversi cognomi deriverebbero dal fatto che è stato partorito in carcere dove ha preso il nome della madre, Nicolic, non potendo essere riconosciuto dal padre, Jovanovic. La procura replica con ben tre esami ossei, effettuati nel corso di altrettanti arresti, da cui invece risulterebbe come il ragazzo fosse maggiorenne già nel 2011. Ma questo punto potrebbe non essere nemmeno Remì Nicolic che, chiunque egli sia, ha sicuramente meno di 18 anni. Comunque il 30 gennaio il gip Giuseppe Vanore respinge la richiesta del difensore David Russo di spostare il ragazzo al carcere minorile Beccaria.
Nelle scorse settimane l’avvocato presenta una memoria, con altri documenti e perizie, al presidente del Tribunale dei Minori Monica Frediani.

Analizzato il materiale, il magistrato contatta il pm Mauro Clerici che, nel dubbio, accetta il trasferimento. E sabato il ragazzo lascia San Vittore per il Beccaria. Mentre il pm dei minori ha già chiesto una nuova perizia medico-antropologica per verificare l’effettiva età del nomade.

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