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Ammettiamolo: è andata di lusso

Diciamocela tutta: ieri contro i rossoblù catanesi ci è andata di lusso. Più passavano i minuti, più vedevo sfumare come neve al sole le incursioni del pibe Ezequiel, pirotecnico quanto sterile in versione post natalizia, e più nella mente mi scorrevano come in un tragico film le immagini di certe funeste performance di fine anno: quella di Torino su tutte. Il fatto è che, inutile nasconderlo, l'immaginario dei fan partenopei post-maradoniani è perennemente disturbato da un inquietante fantasma: quello che la meravigliosa carrozza all'improvviso si trasformi in zucca. E il trauma riemerge dall'inconscio ad ogni episodio che sembra volerci far ripiombare in purgatorio. Il loffio penalty tirato da Marek-iaro Hamsik tra le braccia del portiere Bizzarri quando ormai sembrava che il fato ci avesse concesso una mano pietosa, è arrivato come il rintocco di una campana funebre. Che succede ragazzi? Che fine hanno fatto le spumeggianti scorribande a tutto campo della squadra operaia che metteva in riga le grandi? Scenari tremendi mi apparivano all'orizzonte con la squadra risucchiata nelle sabbie mobili della classifica.

E invece, quando tutto appariva ormai perduto, la palla è entrata come sospinta da un volere divino, e ci ha detto sì attraverso il tocco flebile di un giocatore dal nome emblematico: Maggio. C'era fuorigioco? Di fronte al volere degli Dei le regole degli uomini non contano.

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