Amministrative, lo scudetto vale 5mila voti A Milano i rossoneri spingono Letizia Moratti

I precedenti insegnano: alle urne il calcio pesa. La cessione di Kakà costrinse Podestà al ballottaggio alle Provinciali del 2009. E i sondaggisti confermano: l’"effetto Ibra" può far vincere il sindaco uscente al primo turno

Amministrative, lo scudetto vale 5mila voti  
A Milano i rossoneri spingono Letizia Moratti

Che relazione c’è tra una magia di Pato e la riconferma di Letizia Moratti a Palazzo Marino? Semplice: i successi calcistici e di mercato del Milan fanno bene al partito e ai candidati meneghini di Silvio Berlusconi.

Ne sa qualcosa il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà, che due anni orsono fu «costretto» al ballottaggio dagli ultrà del Diavolo che annullarono volontariamente le proprie schede scrivendo «Kakà» in segno di protesta per la cessione al Real Madrid del campione brasiliano. Furono circa 5mila a mandare al Cavaliere e al suo plenipotenziario rossonero Adriano Galliani un chiaro segnale «politico».

Quegli stessi 5mila la prossima settimana potrebbero determinare la vittoria di Letizia Moratti nel confronto elettorale. I sondaggi indicano le preferenze verso il sindaco uscente oscillare tra il 47,5 e il 49,5% dei consensi. E 5mila voti corrispondono proprio allo 0,5% dell’elettorato milanese. Dunque, un’eventuale vittoria al primo turno del sindaco porterebbe la firma di Ibrahimovic & compagnia. E così pure il rafforzamento della compagine di centrodestra in consiglio comunale, giacché mezzo consigliere in più potrebbe essere portato a casa (sono circa 10mila i voti necessari a eleggere un candidato).

La stima è molto prudenziale, ma non è un mistero che negli ultimi quindici anni i destini delle sfide nel capoluogo lombardo siano state orientate da ciò che accadeva a Via Turati e a Milanello. Nel 2001, infatti, Gabriele Albertini si affermò con il 57% dei voti al primo turno anche grazie alla sontuosa campagna acquisti che il Milan si apprestava a realizzare. Certo, l’election day che accorpò politiche e amministrative in un unico turno aiutò il centrodestra e così pure la rinnovata intesa con la Lega Nord, ma se in quella fine di maggio di dieci anni fa il Milan non avesse fatto sapere ai propri tifosi che ben presto sarebbero potuti arrivare Rui Costa e Pippo Inzaghi di sicuro ne avrebbe risentito negativamente anche Albertini.

Analogamente il 52% di Moratti cinque anni fa, per quanto foriero di un’affermazione al primo turno, era indicativo di un sentimento particolare. Alla delusione per la sconfitta «di misura» del centrodestra alle politiche di qualche settimana prima, c’era anche l’incertezza sul destino di Shevchenko che di lì a poco avrebbe salutato San Siro per intraprendere una sfortunata parentesi nel Chelsea di Roman Abramovich. Né si può trascurare che il sogno-Ronaldinho invogliò molti milanisti a recarsi al seggio per le «politiche» del 2008 quando il Pdl risultò primo partito cittadino con circa il 37% dei consensi.

Ecco perché le magie rossonere fanno bene al partito del Cav. Ecco perché, se in settimana chissà, arrivasse qualche notizia positiva di mercato quei 5mila voti potrebbero diventare molti ma molti di più.

Berlusconi conosce molto bene anche questa realtà. Non per niente agli elaborati sofismi della politica ad assetti variabili ha sempre preferito altre geometrie, quelle dei cross e delle traiettorie del rettangolo verde.

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