Nessuna prova delle violenze. E stavolta a dirlo è chi le violenze le denuncia quotidianamente, Amnesty International. È l'organizzazione impegnata nella difesa dei diritti umani e citata dall'Independent ad affermare che gli stupri di massa e gli abusi commessi dalle forze leali al Colonnello Gheddafi, utilizzati per giustificare l'attacco della Nato sul Paese, potrebbero non essere mai avvenuti. Amnesty ha avviato un'inchiesta e non è riuscita a trovare alcuna prova di queste violenze e abusi dei diritti umani. L'organizzazione per i diritti umani ha invece rilevato che in alcuni casi i ribelli di Bengasi avevano dichiarato il falso o manipolato prove.
Donatella Rovera, una funzionaria di Amnesty che è stata in Libia per tre mesi dopo l'inizio delle rivolte, ha dichiarato che non è stato possibile «trovare alcuna prova o una singola vittima di violenze sessuali, o un medico che ne fosse al corrente». Rovera ha sottolineato che ciò non dimostra che gli stupri non siano avvenuti, ma che non è stato possibile trovarne le prove. Anche Liesel Gerntholts, responsabile dei diritti femminili presso Human Rights Watch, un'altra organizzazione che ha condotto un'inchiesta sulle accuse di violenze sessuali, ha detto di «non essere stata in grado di trovare alcuna prova». Per quanto riguarda la storia secondo cui all'esercito di Gheddafi sarebbe stato distribuito il Viagra per incoraggiarli a violentare le donne, la funzionaria di Amnesty ha raccontato che la fonte erano i ribelli di Bengasi, che avevano mostrato ai giornalisti stranieri alcuni pacchetti di Viagra trovati su carri armati andati a fuoco, ma che i pacchetti stessi non mostravano bruciature.
Quanto emerge dall'inchiesta di Amnesty pare contraddire quanto sostenuto da Luis Moreno-Ocanmpo, procuratore capo del Tribunale Penale Internazionale, che due settimane fa in una conferenza stampa ha dichiarato che in Libia esisteva la strategia di «violentare chi è contro il governo». Le sue parole hanno trovato eco in quelle di Hillary Clinton, che la scorsa settimana ha parlato di «violenze sessuali, minacce fisiche, molestie» in Libia.
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