(...) immancabilmente di essere dalla parte di chi urla, offende, dileggia, bestemmia. Di chi a colpi di democrazia da taverna impone le sue richieste. Ieri mattina in via Fieschi i lavoratori Amt hanno dimostrato come tutto ciò sia possibile.
Durante lo sciopero indetto contro la crisi, hanno occupato laula del consiglio regionale, sospeso i lavori (non era stato neppure esaurito il primo punto allordine del giorno), ottenuto di far parlare i loro cinque rappresentanti sindacali. Poi, mentre i consiglieri regionali provavano a trovare possibili soluzioni al problema, hanno impedito qualsiasi discorso. Eccezion fatta, naturalmente per quelli che davano fondo alle ultime scorte di populismo e demagogia per ricordare ai colleghi consiglieri «come sono fatti i lavoratori in carne e ossa» o che «i diritti dei lavoratori sono da difendere». Così, in parte e temporaneamente sospesi gli insulti durante gli interventi di Ubaldo Benvenuti (Pd) e Marco Nesci (Rifondazione), gli autoferrotranvieri hanno ripreso la loro gazzarra durante le repliche di Nicola Abbundo, Gino Garibaldi e Gianni Plinio (del Pdl) al punto che persino uno dei sindacalisti, Andrea Gatto della Faisa, ha dovuto rispiegare al pubblico il contenuto positivo e utile di alcuni interventi coperti dagli ululati. Il tutto mentre dai banchi della maggioranza, quella stessa maggioranza di centrosinistra responsabile a Genova e in Liguria dello smembramento di Amt e di tutte le scelte ieri contestate, arrivavano sghignazzate ad ogni insulto regalato agli avversari.
Dopo oltre due ore in questo clima, di fronte al quale nessuno ha mai neppure minacciato lo sgombero dellaula (minaccia peraltro rilanciata regolarmente per molto meno) o lintervento della forza pubblica che pure era presente, ha preso la parola Claudio Burlando. Quello stesso presidente che, poco prima di entrare in aula, aveva ribadito che non è più possibile dare soldi per il trasporto pubblico, che ne sono già stati spesi fin troppi e, snocciolando le cifre, faceva la faccia dura. Con il microfono, e soprattutto con i lavoratori, davanti Burlando si è invece impegnato a convocare limmancabile «tavolo» di trattative e soprattutto a offrire nuovi fondi per Amt, «anche se questo significherà toglierli da altri settori di spesa». Settori che Burlando si guarda bene dallindicare. «Vedremo», si limita a rispondere quando gli si chiede quanti euro verranno stanziati e da dove verranno prelevati.
Lunica condizione che porrebbe il presidente è quella di «capire dove andranno a finire i soldi» e che nella ristrutturazione siano previsti «più autisti e meno dirigenti». Al di là della fiera della demagogia, i dubbi per il modo di spendere il denaro pubblico restano e sono forti anche in Regione. Tantopiù che comunque, appena incassata la promessa elettorale, i lavoratori Amt tramite tutti i loro rappresentanti sindacali, hanno subito annunciato unaltra giornata di sciopero: 24 ore senza bus il prossimo 6 novembre, sempre con le stesse motivazioni della protesta di ieri. Motivazioni che partono da rivendicazioni sacrosante, non ultima quella relativa alla sempre crescente pericolosità dei mezzi per la scarsa manutenzione. La notte scorsa infatti altri due autobus sono andati a fuoco, uno di quali allinterno della rimessa di Staglieno.
Ma se la partenza della corsa è giusta, il capolinea dei dipendenti Amt è il peggiore. Laver ottenuto i soldi promessi Burlando dopo laggressione in aula apre un pericoloso precedente. La verifica alla prossima manifestazione in consiglio.
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