Ancelotti: «Ci ha tradito la maratona col Celtic»

Il tecnico: «Ce la siamo giocata per un tempo, poi la stanchezza...»

da Milano
Al gol di Ronaldo, il ragazzo che vende le bibite al primo anello del Meazza si ferma con la faccia stupita e un gelato sollevato a mezz'aria. Fissa prima il campo, poi le tribune affollate. Ride. Qualche cliente, pure interista magari, deve essere rimasto lì, con i soldi in mano, ad aspettare lui e il gelato. Il gol del brasiliano era il colpo di scena più ovvio nella sceneggiatura di questo Inter-Milan, tornato di giorno dopo quasi quattordici anni, eppure, quando sboccia, crea quell'effetto sbalorditivo, quel piacere di poter dire «io c'ero», che è solo dello sport. Ma che i milanisti si sono gustati poco, solo fino all'ingresso di Cruz, otto minuti giocati nel secondo tempo. L'argentino pareggia prima ancora di cominciare a sudare. Ibrahimovic lo imita al 74'. E il Diavolo che sognava la beffa, finisce beffato.
«Credo che il gol di Cruz sia stato il più veloce della storia del derby», sorride amarissimo Carlo Ancelotti nel dopo partita. «Abbiamo giocato bene fino all'1-0, poi abbiamo pagato, anche dal punto di vista fisico, contro un'Inter che ha segnato due reti di potenza. I supplementari disputati contro il Celtic in settimana ci sono costati cari in quello che è stato un derby equilibrato». Sconfitto in campionato dopo quindici turni utili di fila, due reti a carico di una difesa che, in trasferta, resta la meno battuta del torneo (12 gol presi), il Milan festeggia solo le 600 partite in A di Paolo Maldini. Uno dei figli del capitano, ritratto prima della gara con la maglia numero 600 e la scritta «papà», ha portato un sorriso nella stracittadina dei fischi programmati e delle code chilometriche ai tornelli. Il solo di un pomeriggio perfido per il Milan.
«Ce la siamo giocata - riflette il tecnico - ma se nel primo tempo abbiamo sofferto poco, nella ripresa abbiamo aggredito meno. Non siamo riusciti a restare compatti, a proporre gioco con continuità. L'idea era attaccare senza palloni alti per non subire le torri della difesa dell'Inter ma la frequenza negli scambi di palla porta dei rischi. Poi ho inserito Gilardino per sostenere Ronaldo ma non è bastato. Inzaghi? Era fuori per una normale rotazione».
E così Ancelotti incassa la sua sesta sconfitta in ventiquattro sfide ai «cugini» ma ai rivali riserva parole bene educate. «L'Inter è forte a prescindere da quanto accaduto a Valencia in Champions. E comunque ogni partita fa storia a sé. Ibrahimovic? Ci ha creato problemi facendo tutto a grande velocità, soprattutto nella ripresa. Tornando indietro, però, farei le stesse scelte». Qualcuno si domanda come il Milan abbia vissuto un derby senza l'onda emotiva della curva sud, in sciopero contro la società. «Spero che la situazione si risolva. Abbiamo bisogno del sostegno dei tifosi».
Nell'attesa, rimane il passo indietro nella lotta per il quarto posto che porta in Europa, pur con tanti ringraziamenti al Livorno che ha fermato l'Empoli sul 2-2. Il Palermo (che ha una gara in più) e la Lazio sono sei punti più in alto. «Distacco non abissale, ma non sarà facile recuperare. Essere impegnati anche in coppa non ci spaventa ma non è uno vantaggio».
Alle spalle di Ancelotti i giocatori rossoneri sfilano con volti di cenere, poca voglia di parlare, nodi delle cravatte larghi come dopo una giornataccia in ufficio. «Hanno sfruttato bene le loro occasioni», risolve con una formula Massimo Oddo, al suo primo derby milanese dopo quelli di Roma. E allora l'analisi finale spetta ad Adriano Galliani. Con qualche puntura fra le virgole.

«Non discuto i meriti dell'Inter - attacca l'amministratore delegato rossonero - peccato che le due reti nerazzurre siano nate da errori del Milan. Ronaldo? Sono felice che sia arrivato il gol del brasiliano ma non è bastato. D'altra parte noi abbiamo gioito quattro giorni fa mentre gli interisti erano depressi».

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