 
È Aozhe Zhang, di nazionalità cinese, il vincitore del Premio Paganini 2025. Yifan Wu, connazionale, conquista il podio più alto del Concorso pianistico Busoni di Bolzano; e Eric Lu, nato negli Usa da genitori cinesi, è il primo classificato allo Chopin di Varsavia. Nei match musicali più prestigiosi del mondo, straordinariamente concentrati in queste settimane d'autunno, l'Oriente batte l'Occidente 1 a 0.
Il Paganini di Genova, intitolato al violinista per eccellenza, è tra le vette del settore fin dal 1954, anno della fondazione. Dei 110 violinisti iscritti, alle ultime prove ne sono stati ammessi 24: tanti quanti i Capricci di Paganini, il diabolus in musica autore di pagine tecnicamente - appunto - infernali. Sabato ha vinto Zhang, seguito da Rino Yoshimoto e da Kim Hyun Seo (foto). È proprio quest'ultima, appena quindicenne, cresciuta a pane e violino a Seoul, la più amata dal pubblico, che ha votato sia in remoto sia al Teatro Carlo Felice, dove si sono svolte le finali di sabato e il concerto del vincitore, che domenica ha suonato - udite udite - il "Cannone", il violino appartenuto a Paganini. Ha raggiunto il palcoscenico scortato da due poliziotti in alta uniforme, che per l'intera esecuzione hanno vegliato sul violino a bordo proscenio. Louvre docet.
Le esecuzioni della prode Kim, la terza classificata, hanno il fuoco dell'adolescenza: ha personalità da vendere e idee chiare: "La musica che suono è nata qui", spiega Kim Hyun Seo. Ci piace la sua attitudine al rischio, e quanto comporta: ergo, qualche scivolone. Ed è forse proprio ciò che la giuria, presieduta da Uto Ughi, Nicola Bruzzo, direttore artistico del premio, e composta da Berman, Frank, Martin, Restagno, Shoji e Wallin, non ha pienamente apprezzato. Del resto, quanti musicisti plurimedagliati non hanno mai spiccato il volo, perfetti tecnicamente ma privi di quel carisma che, se non hai, mica te lo puoi dare, direbbe Manzoni.
Questi concorsi sollecitano riflessioni di geopolitica musicale. Il 60% dei 24 candidati selezionati per contendersi il primo premio (30mila euro e una serie di concerti di rilievo) proveniva da Cina, Giappone e Corea. Anche i premi collaterali sono andati tutti a orientali. È la Caporetto dell'Occidente? Sì, con una premessa: la miglior fucina del settore resta la Russia, che ha conquistato 14 medaglie d'oro su 41 del Premio Paganini. L'assenza quasi totale di candidati russi in questa edizione ha inevitabilmente favorito la concorrenza del Levante.
Detto questo, è in atto una rivoluzione copernicana, per usare le parole di Francesco Micheli, del Comitato del Premio. Anche le gare musicali sono lo specchio del mondo, testimonianza di un'Europa che arretra mentre l'Oriente avanza. Il mercato ora si è spostato a Est.
La questione, però, non è solo demografica, ma culturale.
Il punto è che nel Levante è normale che si apprenda uno strumento musicale fin dall'infanzia, come accadeva per la borghesia europea dei tempi andati. E mentre noi importiamo filosofie d'Oriente per placare le ansie di una vita di corsa, loro si appropriano del nostro patrimonio musicale, terapeutico e formativo all'ennesima potenza.