Cultura e Spettacoli

Anche la crisi ha il suo tormentone e c’è chi fa soldi con l’inno dei poveri

C’è la crisi economica, ci buttano fuori dal lavoro? Allora trasformiamoci in cantanti soul e arriviamo in vetta alle classifiche come superstar della nuova black music. Non è roba per tutti, ma Aloe Blacc ci è riuscito alla grande. Un tempo era consulente aziendale, poi è stato licenziato e l’anno scorso ha scritto I Need a Dollar, un brano sulla crisi economica che gli è esploso in mano proprio nel momento più acuto del crac finanziario. Ora il pezzo va prepotentemente di moda in tutto il mondo ed è ai primi posti anche nelle classifiche di iTunes. «Devo ringraziare di aver perso il lavoro; quando mi hanno licenziato mi sono trovato davvero ad avere bisogno di quel dollaro. Così ho deciso di scrivere in prima persona ed è stata la mia fortuna». Nato a Los Angeles da genitori panamensi, Blacc (che si chiama pomposamente Egbert Nathaniel Dawkins III) si dà alla musica a metà degli anni ’90, nasce con il rap e poi si trasforma in alfiere del nuovo soul, legato alle radici ma arricchito dall’esperienza funk e rap. Nel 2010 pubblica l’album Good Things che contiene I Need a Dollar e nel frattempo la crisi si aggrava; così mentre le Borse fanno su e giù, la canzone è in continua ascesa, diventa colonna sonora dello show televisivo della Hbo How to Make it In America e trascina l’album in vetta alle classifiche di mezzo mondo. Oggi è un campione del nuovo soul e ha appena inciso con Alice Smith Babye con Clare Moreno Nascimento (Rebirth) Scene II per l’album benefico contro l’Aids Red Hot & Rio.
Furbo, fortunato o intraprendente, Blacc è un alfiere del nuovo soul, quello che parla di attualità mantenendo il suo carattere rituale ma soprattutto si nutre di esperienze e sentimenti comuni al pubblico. Per questo I Need a Dollar ha fatto breccia, perché il brano condivide l’esperienza di tanta gente come avviene raramente nell’Eldorado del rock. Da quando le stesse riviste specializzate in rap (come Rap Sheet) hanno censurato il «gangsta rap», quest’ultimo ha mollato gli eccessi hardcore e si è tuffato in un cocktail di soul, r’n’b, funk, dance dove si muovono «pentiti» come Snoop Doggy Dogg, Dr Dre, Domino, Warren G e artisti come Cee Lo ma anche li britannico Plan B e il francese Ben L’Oncle Soul.
Cee Lo Green ad esempio ha definito il suo stile tornando agli anni Sessanta ma affidandosi solo alle sue risorse creative. Noto per il duo Gnarls Narkley con il dj e produttore Danger Mouse (il brano Crazy è al numero 100 fra le 500 migliori canzoni di tutti i tempi di Rolling Stone) ha poi sviluppato una carriera solista variegata ora contribuendo al successo di dischi come Supernatural di Santana, ora trionfando e ricevendo 5 nomination al Grammy per il brano Fuck You. Quest’estate per i troppi impegni (il prossimo album, un linro e tante collaborazioni) ha rifiutato persino alcune date in tournée con Rihanna.
Ha 28 anni e tanta voglia di raccontarsi con la musica e col cinema Plan B, londinese figlio di Paul Ballance, che un tempo faceva il punk nei Warm Jets. Il suo soul hip hop parte dal disagio sociale, dal sentirsi fuori dalla società. «Non faccio parte del proletariato né della borghesia, ma sto in quel vuoto che c’è in mezzo», ha dichiarato, e le sue composizioni - così come i suoi film - parlano di questo sentirsi fuori dal mondo normale e omologato. Apparentemente più sbarazzino il 27 enne francese Ben L’Oncle Soul, noto tra l’altro per la sua schizofrenica versione soul della Seven Nation Army dei White Stripes (quella che divenne colonna sonora degli hooligan ai mondiali del 2006). Lui oltre al soul si diverte con una jazz band che spazia dal dixieland alle riletture dei classici ed è sotto contratto con la prestigiosa Motown, la storica etichetta che ha avuto in catalogo i Jackson 5, le Supremes, Marvin Gaye e mille altri.

Per ora vanno di moda i suoi tormentoni, ma lì Ben potrà guadagnare qualche dollaro in più.

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