Anche Fassino sale sul Ponte e getta scompiglio nell’Unione

Nell’isola quasi tutto il centrosinistra si oppone alla costruzione dell’opera

Nostro inviato a Taormina

Arriva quasi all’ora di pranzo, irrompe nello splendido hotel di Taormina dove la Confindustria siciliana celebra il suo appuntamento più importante, duella nella tavola rotonda con il ministro Gianfranco Micciché, e poi, in quattro battute consegnate ai cronisti consuma il piccolo grande strappo del centrosinistra. Piero Fassino ha deciso di dare un segnale, apre la porta al Ponte di Messina, dopo anni in cui il suo partito era in prima linea per il no all’opera più importante che è sul tavolo del governo. Lo fa con molta prudenza, con molto tatto, legando la scelta a una condizionale, ma lo fa in modo inequivocabile. E dunque, il segretario dei Ds spiega: «Il problema oggi è capire che cosa deve essere il Ponte di Messina. Se è soltanto un ponte, privo di un contesto, di un piano di sviluppo complessivo, delle infrastrutture, rischia di essere solo una cattedrale nel deserto. Se invece è concepito come un grande progetto, dentro una strategia di espansione e di sviluppo, può essere un’altra cosa».
Certo, basta questo per annunciare un piccolo sconvolgimento nelle geometrie politiche del centrosinistra. Non è un caso che Fassino faccia questa proposta davanti alla platea degli industriali siciliani che avevano posto alla classe dirigente politica di destra e di sinistra tre condizioni: più liberalizzazioni, un impegno per le sovrastrutture, ma ovviamente anche una parola chiara sul Ponte. E dunque non è un caso se già nella stessa riunione si assisteva a un duello in sala, quando, intervenendo Totò Cuffaro, presidente della Regione Siciliana, ironizzava: «Ma come, avete due candidati alle primarie, che si confrontano, ed entrambi hanno un unico punto in comune, che è la contrarietà al Ponte, e poi venite qui a raccontarci, come ha fatto il segretario dei Ds Capodicasa, che adesso lo volete pure voi?». Angelo Capodicasa, segretario regionale dei Ds, è proprio lì, in platea, è l’uomo che ha accompagnato Fassino nella sua visita. E quindi non ci sta, e dalla sua sedia grida: «Non è vero, ti sbagli». Cuffaro non molla l’osso, e a sua volta ribatte: «Ma cosa stai dicendo, perché se stai in un rassemblement che è contrario al Ponte, che cosa gli dici a Pecoraro Scanio? Se volete essere credibili dovete avere l’onestà di essere chiari con voi stessi».
Non è un mistero che intorno al Ponte ci siano nel centrosinistra schieramenti molto divaricati. Fassino due anni fa accennò timidamente alla possibilità di sostenere la fattibilità del progetto, e si innescarono grandi polemiche.

È contrario Claudio Fava, eurodeputato e king-maker di Rita Borsellino nella sua candidatura alla presidenza della Regione Sicilia, la sinistra del partito, sono contrari gli ecologisti, i verdi ed è contraria anche la Margherita, in cui milita quel candidato a sindaco di Messina, Francantonio Genovese, che è anche uno dei soci principali della Caronte, la compagnia che gestisce i traghetti. È ovvio, quindi, il senso del segnale che Fassino ha voluto lanciare. È evidente che se dovesse continuare su quella strada, dentro la coalizione non potranno non aprirsi delle polemiche.

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