Anche i ricchi quando serve hanno fame

Ibrahimovic dai due volti: comincia segnando il gol dell’1-0 e finisce facendosi espellere

C i voleva la magica testa di Julio Ricardo Cruz per abbattere le stregonerie del Parma e di Parma. Ancora una volta l’argentino che parla con i gol ha incantato la difesa avversaria e la gente sua. Seconda rete in campionato, ancora una volta con un peso specifico (7 in tutto tra Italia ed Europa) che varrebbe un aumento di stipendio. L’Inter tira un sospirone, mette in tasca la sesta vittoria di fila quando pareva che tutto volgesse al pareggio e all’inseguimento del Palermo. Inter meno brillante di altre volte, ma comunque consistente. L’effetto Cruz ha fatto da contrappeso al mancato effetto Stankovic. Il serbo è diventato giocatore fondamentale in questa squadra e ieri lo ha fatto intendere stando in tribuna. All’Inter è mancato quel pizzico di vivacità che talvolta fa la differenza, quella sorta di imprevedibilità che Figo non sempre è riuscito a proporre. Squadra bloccata nel suo gioco fisico: il centrocampo dei tre lottatori garantisce sicurezza e tranquillità, non sempre il tocco di fantasia. Potevano approfittarne i giocatori di fascia per creare l’alternativa, ma sia Maicon sia Grosso sono stati troppo timidi. Ma, non a caso, quando l’Inter ha trovato un po’ di sfogo dalle zone laterali ha creato le situazioni più pericolose, gol finale compreso.
Per tradizione quella di Parma è una trasferta che alla squadra nerazzurra risulta sempre indigesta (questa è la seconda vittoria, l’altra risale ai tempi di Cuper) ed anche ieri sera la partita ha preso i contorni di sempre, dopo il pareggio di Budan. Ma il segno delle diversità di quest’Inter, rispetto a tante altre, è venuto dal feroce agonismo e dalla solidità con cui Figo, Vieira e Ibrahimovic hanno gestito il gioco, cercando di imporre una sorta di legge del più forte. Non sempre le cose sul campo hanno preso indirizzo desiderato, il Parma è stato abile ed astuto, guidato dalla qualità calcistica e dalle furbate di Morfeo, però fino all’ultimo la gente di Mancini ha tenuto comportamento da squadra leader. Direte: in un campionato mediocre come questo, che altro può fare e dimostrare l’Inter? Soltanto la voglia dei forti e la differenza di qualità che ha nei piedi e negli stipendi dei giocatori. Il Parma ha limitato la differenza con il gran movimento e quel tanto di fame che deve accompagnare una squadra che non se la passa proprio bene. Difensivamente ha sofferto, ma ha pure usato le unghie per salvarsi. In attacco, specialmente nella ripresa, ha trovato spazi che facevano gola.
L’Inter, è vero, si è aperta ed ha rischiato qualcosa di troppo, ma ha dimostrato di avere ugual fame, roba da poveri non da ricchi. Ed è stato quanto di meglio per garantire il credo ai suoi tifosi. Un episodio, Grosso perde maldestramente una palla e Materazzi, dopo pochi secondi, fa un intervento deciso su un avversario a mostrare grinta al suo terzino imbambolato, vale come certificato d’identità di questa squadra dove chi dorme rischia la panchina.

Peggio, invece, vedere la quantità di palloni mal sfruttati o di passaggi imprecisi: errori che i piedi buoni non possono permettersi neppure in allenamento. Senza contare gli errori finali di Ibra: un gol mancato e l’espulsione. Imperdonabile Ibra: ma o lo si prende così o lo si lascia agli altri. Meglio tenerlo.

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