Anche l’Istat certifica: l’Italia ha il freno a mano

Il Pil 2007 crescerà sotto la media Ue. La previdenza costa 215 miliardi di euro

da Roma

Nel primo trimestre di quest’anno si è registrata una «frenata» del Pil; restano tuttavia i segnali di ripresa che per il momento non inducono l’Istat a modificare una stima di crescita 2007 del 2%, comunque sotto la media europea. «Ma la tenuta della ripresa in atto - spiega il presidente Luigi Biggeri alla presentazione del rapporto annuale sull’Italia - si gioca sugli investimenti e sui consumi privati, e in particolare sul fatto che il reddito disponibile delle famiglie torni a crescere». E il reddito disponibile è quello che resta alle famiglie una volta pagate le tasse.
La fotografia dell’Istat è quella di un Paese vecchio - per la precisione è il più vecchio d’Europa, con 141 ultresessantacinquenni su cento ragazzi sotto i 15 anni - e dove si lavora in pochi: il tasso d’occupazione è tuttora molto basso, il 7% in meno della media europea, con un fortissimo sotto-utilizzo delle forze lavoro in Campania, Puglia, Sicilia e Calabria, Regioni in cui, parallelamente, è elevato il lavoro irregolare. Il mondo produttivo, a sua volta, vede una netta divisione fra imprese «virtuose», attive sul mercato e con produttività e redditività ben oltre la media, che però superano di poco il 20% del totale. Quasi il 35%, al contrario, è fatto da «imprese di sussistenza»: un milione e mezzo di aziende, per lo più imprese individuali o società di persone che si accontentano di garantire un reddito ai titolari. Dati che hanno fatto infuriare il presidente di Confesercenti, Marco Venturi: «L’Istat spiazza il viceministro Visco e spiega perché un’impresa su tre non si attiene agli studi di settore. L’accanimento dei controlli sugli scontrini fiscali è incomprensibile. L’attenzione del fisco vada altrove»
L’Italia è il Paese dei pensionati: l’Istat ne ha censito 71 ogni 100 occupati. Nel 2005 sono stati spesi 215 miliardi di euro, il 15% del Pil, per prestazioni previdenziali ed assistenziali. Sempre a fine 2005, i pensionati erano 16 milioni e mezzo, il 53% donne. Un numero che è destinato ad aumentare visto che l’attesa di vita cresce sempre più (siamo arrivati a 78,3 anni per gli uomini e 84 anni per le donne) e non si ritarda l’età della pensione (anzi, si cerca adesso d’anticiparla). Quattro milioni di pensionati percepiscono un assegno mensile inferiore ai 500 euro. L’ammontare di risorse destinato agli anziani è speculare alla scarsità di finanziamenti alle politiche per la famiglia: il 4,4% del Pil contro una media europea del 7,8%. I trasferimenti vanno a favore degli anziani, mentre crescono i disagi delle famiglie con figli: l’incidenza della povertà fra le coppie con figli è aumentata, raggiungendo il 17,7%. Tutti questi fenomeni si aggravano al Sud.

Sono quelle siciliane le famiglie più povere d’Italia: la media del reddito familiare nell’isola è di 21mila euro annui contro gli oltre 32mila della Lombardia. Nell’intero Mezzogiorno, oltre il 42% delle famiglie non riesce a far fronte a una spesa improvvisa superiore ai 600 euro.

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