Adalberto Signore
da Roma
Ora ci si mette pure Rita Levi Montalcini a turbare i già delicati equilibri di Palazzo Madama. Con un annuncio che, vista soprattutto la tenacia con la quale in questi mesi ha sostenuto il centrosinistra nelle votazioni più delicate, in pochi si aspettavano. «Se dovessero rimanere i tagli annunciati dal governo sulla ricerca - fa sapere il premio Nobel nonché senatore a vita - questa Finanziaria proprio non potrei votarla». Perché, spiega la Montalcini, si creerebbero delle condizioni che impedirebbero anche a lei di «lavorare bene in Italia». Parole cui fa eco un altro premio Nobel, Carlo Rubbia, che accusa il governo di aver fatto «scelte irrazionali». E ancora: «Nella storia della ricerca, e la mia è stata una storia molto lunga, non ne avevo mai viste tante».
Un allarme, quello del mondo accademico, che una volta tanto non finisce col cadere nel vuoto, riscuotendo la solidarietà di più dun esponente del centrosinistra. Non tanto per amore della ricerca, quanto per ragioni squisitamente numeriche. Si dà il caso, infatti, che il voto della Montalcini possa rivelarsi decisivo o quasi per il via libera alla manovra a Palazzo Madama. Così, come da settimane è in corso un pressante corteggiamento ai senatori cosiddetti indipendenti per convincerli della bontà della Finanziaria, da ieri pure lanziano premio Nobel è entrato nel novero dei cosiddetti «osservati speciali». Con tanto di appello di Enrico Letta. «Non è pensabile - spiega il sottosegretario alla presidenza del Consiglio - una Finanziaria del centrosinistra con il voto contrario della senatrice Rita Levi Montalcini, quindi faremo di tutto per venire incontro alle sue richieste». Una rassicurazione che non pare però convincere il ministro dellEconomia. I rettori delle università italiane, continua sulla linea del rigore Tommaso Padoa-Schioppa parlando allateneo di Chieti, debbono saper operare «risparmi differenziati» perché la Finanziaria può agire solo «in maniera indifferenziata». «Che nellanno del risanamento si lesini sulle risorse - replica il ministro dellUniversità Fabio Mussi - è inevitabile, che si operi un massiccio definanziamento è un azzardo sul futuro».
Se il caso-Montalcini si è aperto solo ieri, va avanti da tempo invece il tira e molla con Luigi Pallaro, senatore argentino eletto nella circoscrizione America meridionale. Che dopo aver incassato 14 milioni di euro in più per gli italiani allestero ha scoperto che nel capitolo spese per i consolati del ministero degli Esteri cè stata una sforbiciata di 12 milioni. E non lha presa affatto bene. «Martedì torno in Italia - spiega - e ne voglio parlare subito con il viceministro agli Esteri Danieli. Gli chiederò: i 14 milioni in Finanziaria sono compensativi di altri tagli o sono 14 milioni in più? Nel primo caso non avrei nessuna ragione per votare la manovra». Discorso diverso, invece, per Sergio De Gregorio, il cui voto sulla Finanziaria è in forse già da tempo. «Se non saranno aumentati gli stanziamenti per il rafforzamento dellEsercito, dei Carabinieri e della Guardia di finanza - ribadisce - non voterò la manovra». E, assicura il leader del movimento Italiani nel mondo, «oltre al mio no ci sarà quello di un altro senatore che ha a cuore gli stessi problemi e di alcuni senatori che già in commissione Difesa hanno fatto sapere che le cose così non vanno bene».
Insomma, a guardare laritmetica il passaggio della Finanziaria a Palazzo Madama rischia di essere alquanto faticoso.
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