Anche negli anziani si controlla la leucemia senza la necessità di ricovero ospedaliero

C’è una buona notizia per i malati di leucemia, o almeno per una parte di loro: la molecola Imatinib, che da tempo viene utilizzata per curare la forma mieloide cronica, ha fornito risultati confortanti anche nel trattamento di quella linfoblastica acuta Ph positiva, patologia parecchio grave che, di regola, non risponde alle terapie convenzionali se non per brevissimo tempo. Sono queste le conclusioni di uno studio condotto dal Gimema, il Gruppo italiano malattie ematologiche dell’adulto, realizzato in collaborazione con Novartis su pazienti tra i 18 e i 60 anni e anziani.
Scendendo nei dettagli, la LLA Ph positiva dipende da un’anomalia genetica su cui il «farmaco intelligente» Imatinib può intervenire. Somministrato dopo la chemioterapia a un campione di adulti, è stato in grado di conservare la remissione senza nessun effetto collaterale e senza i rischi di tossicità tipici delle chemioterapie di mantenimento. Il vero salto di qualità, però, si è visto tra gli anziani, che generalmente non vengono sottoposti alla chemioterapia proprio perché non sono in grado di tollerarla: prima, per gli over 60, erano disponibili unicamente soluzioni palliative, con in prima fila trasfusioni di globuli rossi e piastrine o antibiotici, che avevano l’obiettivo di mantenere una qualità della vita dignitosa, senza speranza di poterne prolungare la durata e con il corollario di ospedalizzazioni forzate; oggi, grazie alla molecola associata a una dose di cortisone, si è assistito a una remissione completa nel 100 per cento dei casi, sebbene per un periodo transitorio, con la scomparsa delle cellule leucemiche dal sangue e la normalizzazione di globuli rossi, bianchi e piastrine. Il tutto senza necessità di ricovero, ma solo con l’assunzione della pillola per via orale.Il quadro si completa con le considerazioni di Marco Vignetti, coordinatore del centro dati Gimema: «Anche i pazienti giovani possono essere trattati senza chemioterapia, senza subire quegli effetti collaterali che, in alcuni casi, possono rivelarsi fatali». Molto soddisfatto si è detto Franco Mandelli, presidente dell’Ail: «Erano vent’anni che non si ottenevano sostanziali miglioramenti nella cura della leucemia linfoblastica acuta, in particolare nella forma ph positiva.

La terapia con Imatinib dà una risposta eccezionale: non parliamo di guarigione, ma di un esito importantissimo: poter tornare ad un’esistenza normale, a volte per un periodo molto lungo». In ottobre i risultati di un altro studio, il primo al mondo sulla qualità della vita dei pazienti affetti da leucemia mieloide cronica trattati con Imatinib, a cui hanno partecipato 27 centri italiani.

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