Fervono i preparativi anche nei circoli territoriali di An in vista della manifestazione nazionale di sabato prossimo. «Tutti in piazza contro il governo Prodi»: allinsegna di questo slogan si è tenuta, al Flaminio-Parioli, una riunione organizzativa alla quale hanno preso parte anche dirigenti e militanti provenienti da altri circoli dellhinterland romano come Pomezia e Mentana.
Durante lincontro, introdotto dal presidente del circolo Carlo Di Stefano, si è parlato anche di sanità e sicurezza alla luce dei tagli operati dalla Finanziaria. Pierfrancesco Dauri, membro dellassemblea nazionale di An ha definito questa Finanziaria «una cartina di tornasole. Una manovra con forti contenuti ideologici, con 69 nuove tasse, ma con nessuna capacità di rilanciare economicamente il nostro Paese».
A introdurre il tema della sicurezza è stato lesponente dellUgl - segretario provinciale di Roma Ugl-Sicurezza - Fabrizio Lotti, secondo il quale «lemergenza criminalità mette ormai a rischio tutte le attività. Grazie alle scarcerazioni di massa in seguito allindulto e allaumento della dose personale di cannabis deciso dal governo, i cittadini onesti non sanno più a quale Santo votarsi. La gente ha paura di uscire di casa soprattutto la sera e, a fronte dei rischi aumentati a dismisura, la Finanziaria ha tagliato i fondi per le forze dellordine e si prevedono solo mille assunzioni complessive per tutti i Corpi addetti alla sicurezza».
Dal canto suo Gigliola Brocchieri ha fatto notare che «una sicurezza precaria è nemica delleconomia, scoraggia gli imprenditori a investire là dove non si intravedono margini di sicurezza. Ecco perché auspico una politica di An sempre più attenta alle esigenze del territorio, vicina alle problematiche della gente, pronta sì a dialogare, ma soprattutto ad ascoltare». Di spessore e grinta non inferiori laltra «quota rosa» presente allincontro, Lavinia Mennuni, capogruppo di An nel II Municipio, la quale ha sottolineato che «con questa Finanziaria priva di investimenti a lungo termine per rilanciare leconomia, bastava un intervento di 12 miliardi di euro, anziché 35».
Toni decisi, gli stessi che ha usato il senatore Cesare Cursi, membro dellEsecutivo nazionale di An, che ha chiuso il dibattito. «Viviamo in un clima di formazione delle coscienze - ha detto - siamo di fronte a una informazione guidata, in mano non alla sinistra, ma al massimalismo più estremo. In unItalia che sta perdendo le radici della sua identità in nome di una finta e ipocrita globalizzazione, che nulla ha a che fare con la parola integrazione.
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