«Anche il Papa aveva l’abito infangato»

Davide Gallo, 23 anni, rappresentante regionale della Fuci per l’Abruzzo, è uno studente della facoltà di Ingegneria. La notte del 6 aprile, quella del terremoto che ha devastato l’Abruzzo, scavando con le nude mani e aiutandosi con la luce del cellulare, insieme ad altri amici della federazione universitaria cattolica, ha estratto dalle macerie il più piccolo di due fratelli di otto e dieci anni, che nel crollo della casa hanno perso entrambi i genitori, i quali morendo avevano cercato di far loro scudo. Ieri era insieme ai due bambini in piazza del Duomo, all’Aquila, a salutare papa Benedetto XVI, in visita sui luoghi della tragedia.
Che cosa vi siete detti con il Papa?
«Mi ha chiesto che facoltà facessi. Gli ho risposto che studiavo Ingegneria. Mi ha fissato e mi ha detto: “Che possa esserti d’insegnamento”. Ha voluto farmi capire quanto importante sia il ruolo del progettista. Dobbiamo imparare da ciò che è capitato e far sì che certi errori non si ripetano più».


Che cosa l’ha colpita di più di questo incontro?
«Il Papa è stato un padre, un pastore, ha messo da parte ogni protocollo e formalità. Mi sono commosso vedendo le maniche del suo abito macchiate e infangate. Ha davvero toccato la nostra tragedia, ci siamo sentiti abbracciati da lui».
AnTor

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