Luca Telese
da Roma
Allora, onorevole Giulio Santagata, con Rutelli è tutto risolto? Lui, il prodiano di ferro, sorride e tira fuori una delle sue più classiche risposte. Burbere, ironiche e minimali: «Veramente nulla è risolto. La trattativa a dire il vero deve ancora cominciare». Arturo Parisi ha detto la sua sul Corriere della Sera, precisando che nulla è scontato. Lui - il numero uno della macchina prodiana - è sulla stessa lunghezza donda e si spinge più in là, lanciando persino una clamorosa sfida a Rutelli sulle primarie: «Se ha una linea diversa da Prodi si candidi in competizione con lui». Santagata, baffuto, inconfondibile, sempre provvisto di sigaro, lo avete visto forse nei Tg, impegnato a trattare con Luca Casarini, che gli occupò la sua «Fabbrica del programma». Adesso il faccia a faccia con Marini e Rutelli si preannuncia molto più ostico di quello con i no global. Santagata è uno che non sgomita troppo per apparire, ma che ha fatto tutte le battaglie prodiane, a partire dal treno e dal pullman, che furono farina del suo sacco (sia pure in coooproduzione con lamico Gianni Pecci). Oggi spiega lo stato dellarte fra maggioranza e minoranza nella Margherita.
«Dunque, noi siamo stati invitati caldamente da Prodi a trovare un accordo. Bene, ci proviamo. Detto questo si è aperta una fase di negoziazione, allinsegna del seguente quesito. È possibile lesistenza di una minoranza ulivista nella Margherita?». Provi a digli: la risposta è scontata, dal momento in cui avete rinunciato al duello finale con Rutelli.... E lui: «Non direi. Anche perché - spiega Santagata - nulla è deciso, con i rutelliani non ci siamo nemmeno incontrati. Intanto io penso che non si potrà comunque tornare alla Margherita di un tempo. Se poi se ne potrà costruire una nuova, che non prevarichi le identità di ognuno è tutto da vedere». Gli chiedi a bruciapelo se Prodi si sia arreso, e Santagata non si scompone di un millimetro: «Cè stato uno scambio fra la lista ulivista, che per ora non si può fare senza mandare allaria tutto, e le primarie, che Romano voleva, e tutti gli altri no». Avete gettato la spugna? Il deputato ride amaro: «Non cerano le condizioni politiche per portare avanti il nostro progetto, se non a costo di una rottura, malgrado tutti i sondaggi ci attribuissero percentuali lusinghiere». Quale? Il leggendario 18% che ha fatto infuriare il suo collega mariniano Beppe Fioroni? Santagata si concede una stoccata: «Fioroni può arrabbiarsi quanto vuole. I sondaggi erano convergenti, ed erano tre». Però resta il fatto che Prodi ha ceduto: «No, ha fatto un gesto di grande responsabilità». Ma aveva detto che sarebbe andato fino in fondo. Sospiro santagatiano: «Sono venuti meno i Ds». Il motivo? «Ci hanno segnalato la non percorribilità di quel progetto». Sfogo accorato: «Non si può cantar messa a dispetto dei santi.... Non è che si poteva fare lUlivo da soli!». E la federazione? La risposta è lapidaria: «La federazione è morta». Allora ha vinto Rutelli: «Eh no... Visto il suo senso di responsabilità - ipotizza Santagata - non è che Romano poteva dire: vado avanti, faccio la mia lista e ti faccio secco». La tentazione cè stata... Il deputato ulivista glissa: «È stato fatto uno scambio. Non essendoci le condizioni per la lista ci date le primarie».
E adesso vi massacrano per le candidature, perché dicono che ve ne spetta solo il 20%, tanti quanti i voti che avete preso in Assemblea nazionale. È giusto? «Guardi, se lei pensa che per noi sia un problema di candidature, sbaglia. A noi interessa la linea che porta allUlivo». Rutelli ne ha una opposta, non trova? Santagata sorride: «Si misuri». Allora gli chiedi se ritiene possibile e legittima una sua candidatura contrapposta nelle primarie. Luomo della Fabbrica non ha dubbi: «Me la augurerei. La considererei un atto di grande chiarezza. Daltra parte in America si danno grandi botte da orbi, e poi corrono lo stesso insieme».
Quindi? «Quindi se lui è convinto che la linea giusta sia la sua si potrebbe misurare con Romano». Provi a obiettare che potrebbe essere Prodi a perdere: «Per carità, è nel conto delle cose, se cè una cosa che a Romano non interessa è fare il candidato a vita, ma al contrario: si candida, se questo significa portare avanti il suo progetto di una grande forza unitaria dellUlivo».
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