nostro inviato a Parma
C’è un bimbo che si credeva soltanto rapito ma che invece era stato ucciso orribilmente; da sabato notte a Parma ci sono tre arrestati e un indagato. Eppure a questo tragico rompicapo che è il rapimento del piccolo Tommaso - un capitolo di cronaca aberrante che nessuno avrebbe mai voluto né leggere né scrivere -, mancano ancora diversi tasselli. Erano le 19.30 circa dello scorso 2 marzo quando due banditi, coperti dai caschi, fecero irruzione, tagliando la luce, nella casa del direttore del più grosso ufficio postale di Parma. Tommy aveva quaranta di febbre, venne rubato dal suo seggiolone a Casalbaroncolo dopo che i rapitori avevano immobilizzato la famiglia. Padre, madre e il fratellino di otto anni di Tommaso. Era un giovedì. Ma proviamo a ripercorrere le anomalie, le stranezze, i tanti, troppi buchi neri di questo giallo che oggi fa piangere l’Italia.
Il movente. Si dice sia un sequestro a scopo estorsivo. Si parla di una richiesta di denaro, due milioni di euro. Alessi ha ammesso che avrebbe voluto chiedere agli Onofri questa somma. Ma le condizioni economiche degli Onofri non sono tali da giustificare un riscatto di questa portata. Resta la possibilità di una ritorsione nei confronti del padre, Paolo, per qualcosa da lui fatta (o anche non fatta).
I rapporti tra rapitori e famiglia. Mario Alessi e Salvatore Raimondi hanno effettuato i lavori di ristrutturazione della cascina di Casalbaroncolo di proprietà della famiglia Onofri. Si è detto che dopo quei lavori tra Paolo Onofri e Mario Alessi fosse nato un rapporto di conoscenza più stretta, si racconta di uscite serali nelle quali si sarebbero recati insieme in locali notturni della zona. Ma perché subito dopo la notizia sui sospetti riguardanti Alessi, il padre di Tommy ha preso le distanze? Perché ha detto che tra lui e Alessi c’era stato solo un rapporto di lavoro? Il papà del piccino, poi, in più d’una occasione ha parlato dando la sensazione di rivolgere messaggi ben precisi. Come se avesse intuito chi gli avesse portato via il figlio. Emblematica la frase: «Se non me lo restituite vengo a prendermelo io».
Il giorno del rapimento. I genitori di Tommy hanno affermato che subito dopo il rapimento non hanno sentito alcun rumore, tanto che all’inizio di era pensato che i rapitori fossero fuggiti a piedi. Invece erano a bordo di uno scooter che, seppure piccolo, emette suoni inequivocabili. Poi la cazzuola. Si è verificato che i rapitori avevano questo oggetto - che probabilmente è anche l’arma del delitto - ma che ci facevano durante un rapimento con una cazzuola?
Quando è morto Tommy? Sabato pomeriggio, durante la sua confessione, Mario Alessi ha indicato il punto esatto dove è stato seppellito il corpo di Tommy. Ha anche fatto capire che la morte del bimbo è arrivata presto. Si intuisce nei primi giorni del sequestro. Già, ma quando? Subito dopo il rapimento, durante la fuga verso il covo dove avrebbe dovuto essere tenuto nascosto il bambino, oppure successivamente. Solo l’autopsia potrà risolvere il giallo.
Chi è il killer? Mario Alessi e Salvatore Raimondi si rimpallano le accuse. Sabato, Alessi ha dichiarato che l’assassino è Raimondi, il quale avrebbe colpito ripetutamente il bimbo al capo con una cazzuola. Raimondi, invece, accusa Alessi di averlo strangolato.
La scritta misteriosa. Due domeniche fa ecco apparire sulla strada che porta alla villetta degli Onofri, a centocinquanta metri di distanza, una scritta allarmante. «Ne hai abbastanza?». Qualcuno, sfidando le pattuglie di polizia e carabinieri, che controllavano la zona, la verga tra le 8 e le nove del mattino. Sembra un messaggio dei sequestratori. Ma forse si trattava soltanto della provocazione di un mitomane imbecille. Non si è mai capito.
Esistono dei complici? Venerdì notte sono stati perquisiti 22 luoghi tra abitazioni e casolari.
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