Se una coppia è infertile qualche responsabilità l'ha anche il maschio. Almeno nel 34,5% dei casi - secondo i dati dell'Oms - la mancata capacità riproduttiva in una coppia è legata alla componente maschile e, parte di essa, alla cattiva qualità del liquido seminale. Gli italiani cominciano a sospettarlo, se è vero che stando solo alle risultanze del laboratorio di semiologia e immunologia della riproduzione de La Sapienza di Roma, si registrano 5mila richieste annuali d'analisi specifiche sullo sperma (alla fine degli anni '60 non si perveniva nemmeno a 500). Tuttavia, in Italia, la quasi totalità della popolazione maschile non fa prevenzione e non consulta un andrologo. A peggiorare il quadro c'è un'indagine, condotta in Europa dall'Instituto valenciano de infertilidad di Alicante, in Spagna, che ha analizzato il liquido seminale di circa 12mila uomini di 13 Paesi europei, collocando l'Italia all'ultimo posto, insieme a turchi e svedesi, dopo Portogallo, Spagna, Norvegia, Olanda, Germania, Danimarca, Francia, Regno Unito e Irlanda. A determinare l'infertilità sono la ridotta presenza di spermatozoi e la scarsa motilità degli stessi, questi fattori possono essere strettamente correlati ad abitudini e stili di vita.
Tra le cause conosciute della ridotta capacità riproduttiva maschile, figurano fattori ambientali e comportamentali (dieta povera di nutrienti, abuso di alcol, fumo, esposizione a inquinanti e stress) o anche fisiopatologici (varicocele, diabete, obesità, infezioni urogenitali, ecc.).
Sempre più rilevanza scientifica ha il fattore del cosiddetto stress ossidativo, che liberando radicali liberi condiziona riduce numero e motilità degli spermatozoi.
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