Ancora sangue a poche ore dal voto, strage nella città santa

Bagdad Un nuovo bagno di sangue ha funestato la vigilia delle elezioni parlamentari in Irak: un’autobomba è esplosa ieri mattina nel cuore sciita del Paese, nella città santa di Najaf, e ha investito in pieno due pullman di pellegrini iraniani. E iraniane sono dunque gran parte delle vittime: almeno quattro i morti e quasi 60 i feriti.
L’attentato, che porta ad oltre 50 il numero delle persone uccise negli ultimi giorni di campagna elettorale, è stato messo a segno in un parcheggio a poche centinaia di metri dalla moschea-mausoleo dell’imam Ali, una delle figure più venerate dell’islam sciita. Di fatto, il luogo più vicino alla grande moschea dalla cupola dorata che un’auto potesse raggiungere, dopo gli attentati di cui è stata teatro e dopo che in tutto l’Irak sono state imposte, in occasione delle elezioni, misure di sicurezza draconiane per tentare di scongiurare ogni possibile attacco.
Da ieri sera e fino a domani mattina, le frontiere e tutti gli aeroporti resteranno chiusi. E mentre a Bagdad sarà vietata la circolazione a qualsiasi veicolo non autorizzato, proprio per scongiurare le autobomba, sarà anche impossibile viaggiare da una provincia all’altra del Paese, dove centinaia di migliaia di addetti alla sicurezza presidieranno le città, i villaggi, i quartieri e i seggi a cui quasi 19 milioni di iracheni sono chiamati a votare a partire dalle 7 di stamattina.
Un’ora prima scatterà anche il «coprifuoco» che Al Qaida ha «proclamato» via internet in tutto il Paese, «in particolare nelle zone sunnite». E chi non lo rispetterà, «si esporrà alla collera di Allah e a ogni sorta di arma dei mujaheddin». Una minaccia diretta al prestigio del premier uscente Nuri al Maliki, che proprio sul miglioramento della sicurezza si gioca buona parte del suo futuro politico.
Tra i più agguerriti a contendergli la guida del Paese c’è l’ex premier sciita Iyad Allawi che, con il vice presidente sunnita Tareq al Hashimi, guida una lista laica e nazionalista che sembra raccogliere molti consensi proprio per il suo carattere secolare. Ma una seria minaccia alla leadership di al Maliki è posta anche dalla sciita Alleanza nazionale irachena in cui compaiono seguaci del leader radicale Moqtada Sadr, l’ex premier Ibrahim al Jafari e l’ex beniamino della Cia Ahmad Chalabi.

C’è poi l’Alleanza curda, che con ogni probabilità farà di nuovo da ago della bilancia a favore di chi offrirà di più, e la lista dei capi tribù sunniti.
Per avere i primi risultati preliminari ci vorrà una decina di giorni. Per quelli definitivi bisognerà probabilmente aspettare la fine del mese.

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