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Ancora scontri in Yemen Morti due militari, Saleh: "E' un golpe, non lascio"

Continua a rimanere alta la tensione nello Yemen. Due militari sono morti durante alcuni scontri con le forze fedeli al presidente. Che non molla: "La maggioranza della popolazione sta con me"

Ancora scontri in Yemen 
Morti due militari, Saleh: 
"E' un golpe, non lascio"

Sanàa - "Qualsiasi tentativo di prendere il potere tramite un colpo di Stato porterà alla guerra civile". E' questo lo spettro che agita il presidente yemenita Ali Abdallah Saleh, dopo l'ondata di defezioni tra le file dei militari. Il movimento di protesta continuna a chiedere le dimissioni del capo di Stato yemenita, il quale ha licenziato il governo dopo gli spari sulla folla che venerdì scorso sono costati la morte di 52 manifestanti. La carneficina ha portato alla defezione di una sessantina di militari, tra cui due generali. Un gesto che lo stesso Saleh ha definito "nefasto" per la nazione. Saleh inoltre ha messo in guardia annunciando che "ogni divisione all’interno delle forze armate avrà delle conseguenze negative per tutto il paese".  "Non sottomettetevi alla dittatura dell’informazione e preservate la sicurezza e la stabilità del paese", ha dichiarato Saleh, rivolgendosi ai comandanti rimasti fedeli a lui nel corso di una riunione del Consiglio di difesa nazionale.

Minacce agli ufficiali E poi ancora: "Gli ufficiali e i diplomatici (che hanno fatto defezione) cadono come foglie morte", ha aggiunto il presidente, suggerendo che "non è mai troppo tardi per ritrovare la ragione". Ai giovani manifestanti, il presidente ha detto di essere "vittime di forze politiche vecchie, come i nasseriani, i comunisti e i ribelli di Al Houthi", gli sciiti zaiditi nel nord del paese. "Ogni dissidente all'interno dell'istituzione militare colpirà negativamente l'intera nazione". "La nazione - ha aggiunto Saleh - è molto più grande delle ambizioni dei singoli che vogliono prendere il potere". A queste parole non è arrivata una immediata risposta dell'opposizione, che ha dalla sua parte alcuni importanti leader religiosi e tribali, oltre ai comandanti dell'esercito che ora chiedono le dimissioni del presidente. Saleh ha però respinto una recente richiesta dell'opposizione che gli chiedeva di dimettersi alla fine dell'anno. Il portavoce di Saleh, Ahmed al-Sufi, aveva detto ad Associated Press che il presidente si era incontrato con ufficiali di alto grado, comandanti militari e leader tribali ieri notte e aveva promesso di non lasciare il potere nelle mani dei militari. Secondo il presidente la defezione del generale Ali Mohsen al-Ahmar e di altri ufficiali è "un ammutinamento e un golpe contro la legittimità costituzionale". Secondo il portavoce Saleh avrebbe detto: "Non mi auguro e non accetterò il trasferimento dei poteri ai militari. L'istituzione militare rimane unità. L'era dei colpi di Stato è finita".

Due militari uccisi Intanto si registra la morte di due militari durante alcuni scontri tra soldati e membri della Guardia presidenziale fedele al presidente yemenita Ali Abdallah Saleh nel sud dello Yemen. È la prima volta che si registrano combattimenti di questo genere, da quando è partita la contestazione al capo di Stato, al potere da 32 anni, a fine gennaio. Secondo alcuni testimoni, gli scontri sono avvenuti ieri sera a Mukalla e hanno contrapposto soldati del comandante del distretto militare orientale, il generale "ribelle" Mohammed Ali Mohsen, che guida la contestazione militare, e membri della guardia presidenziale guidati da Ahmed saleh, uno dei figli del presidente. Secondo fonti mediche, sono morti un soldato dell’esercito regolare e un membro della guardia presidenziale e tre militari sono rimasti feriti, tra cui un ufficiale dell’esercito regolare. Gli scontri sono cominciati quando i membri della Guardia presidenziale hanno tentato di far spostare dei militari che avevano preso il controllo dell’area attorno al palazzo presidenziale della città portuale, secondo dei testimoni.

Il presidente: "Rimango al mio posto" Il presidente dello Yemen Saleh ha detto che lascerà il potere solo dopo le elezioni parlamentari del gennaio 2012. "Sono saldo al mio posto - ha affermato - e convinto che la maggioranza degli yemenita sia dalla mia parte". I partiti antigovernativi non hanno ancora reso nota la loro reazione all’annuncio del presidente. Ieri numerosi ambasciatori yemeniti, funzionari governativi, ufficiali dell’esercito e delle forze di sicurezza e leader tribali hanno annunciato di essere passati dalla parte dei manifestanti. Anche l'ambasciatore dello Yemen in Giordania, Shae' Mohsin al-Zandani, è passato alle schiere dell'opposizione nel suo Paese, unendosi a diversi funzionari influenti, clero e leader tribali che chiedono le dimissioni del presidente Ali Abdullah Saleh.

La preoccupazione degli Usa La crisi in Yemen potrebbe distogliere l’attenzione dalla battaglia contro Al Qaeda, nella quale il paese di Ali Abdullah Saleh è alleato cruciale degli Usa. È questo il timore del capo della Difesa americana, Robert Gates, oggi in visita a Mosca. Proprio in queste ore è giunta la notizia di un nuovo attacco condotto dall’organizzazione di Osama Bin Laden nella provincia di Abyan, roccaforte del terrorismo in Yemen. Un commando ha assaltato un’unità militare nella città di Loder.

La condanna della Lega araba La situazione attuale nello Yemen, è "estremamente pericolosa e grave" perché "minaccia l’unità dello stato e la sua stabilità".

La lega invita a fare "tutti gli sforzi per salvaguardare l’unità nazionale e la libertà di espressione" sollecitando il ricorso al dialogo e ai metodi democratici per rispondere pacificamente alle domande del popolo yemenita.

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