Roma

Ancora uno sgombero per il «Residence Roma»

Rita Smordoni

Nuovo, decisivo passo avanti verso lo sgombero completo del Residence Roma a Bravetta. Ieri mattina è stata sgomberata la penultima palazzina dei cinque lotti, quella contrassegnata dalla lettera «B», che ospitava circa ottanta nuclei familiari, di cui quindici famiglie italiane da anni in assistenza alloggiativa. Gli italiani sono stati condotti in apposite strutture residenziali nel quartiere Romanina, dove alloggeranno qualche mese a spese del Comune di Roma. Poi, all’incirca per Natale, finalmente avverrà l’assegnazione definitiva di una casa dell’Ater, l’ex Iacp, a Tor Vergata.
Nessun problema di ordine pubblico, ieri, durante lo sgombero avvenuto sotto il controllo degli agenti del Commissariato Monteverde. «Finalmente la turbinosa storia del Residence Roma sembra avviata a concludersi per sempre - commenta il capogruppo di Alleanza Nazionale nel XVI Municipio, Fabrizio Santori -. Erano vent’anni che il residence ospitava famiglie di sfollati. Da almeno dieci anni, con duemila nomadi ed immigrati clandestini al suo interno, era diventato un grave problema di ordine pubblico. Ogni volta il Comune prometteva la chiusura, ma non si decideva mai. Anche adesso avrebbe dovuto procedere allo sgombero della palazzina B entro marzo. Ci è arrivato a settembre, con circa sei mesi di ritardo. Ma ce l’abbiamo fatta».
L’ultima palazzina, la A, resta ancora gremita di gente, ma presenta meno problemi. Dentro ci sono soprattutto immigrati che pagano un affitto, con alcune famiglie italiane. Ma nessuna di queste ultime è in assistenza alloggiativa. I casi drammatici, di nuclei che attendevano la casa da dieci-dodici anni, per fortuna sono finiti ieri. Il lettore più attento ricorderà i nomi di Rosa, Francesca e delle altre donne più volte scese in piazza per un tetto. Per fortuna anche loro possono adesso tirare un sospiro di sollievo. An rivendica molti dei meriti dell’operazione: «Abbiamo quasi occupato nei giorni scorsi, insieme al capogruppo Marco Marsilio ed agli altri, l’ufficio del delegato alla casa Galloro - racconta Santori -. Lo abbiamo costretto a trovare una soluzione definitiva. I pre-contratti di assegnazione per Tor Vergata sono già stati firmati, alla Romanina le famiglie italiane resteranno solo due mesi».
Ieri con Santori sono andati davanti al Residence Roma, a salutare le famiglie italiane in partenza, tutti i consiglieri di An del XVI: Antonio Aumenta, Marisa Barbieri, Marco Valente. Che ne sarà in futuro del Residence? La proprietà, ossia l’immobiliarista Mezzaroma, lo trasformerà in palazzina ad uso residenziale. Dentro si alloggerà solo pagando l’affitto, con controlli e ordine pubblico assicurato. Qualcuno recrimina che i clandestini ieri mattina, alle prime luci dell’alba, hanno potuto dileguarsi alla spicciolata dalla palazzina B, senza alcun controllo.
Nessuno ha chiesto loro i documenti o il permesso di soggiorno. Si teme che parecchi possano ora trovare rifugio in altre costruzioni più o meno abbandonate nei paraggi. Per esempio all’interno della palazzina di via Aldobrandeschi, o intorno al vicino campo nomadi di Villa Troili, oppure nel bosco di via Carunco già pieno di baracche abusive. Oppure ancora a Forte Bravetta, dove fra i ruderi già dormono parecchi immigrati di ignota provenienza. Il rischio è che a breve possa riprodursi la stessa polveriera. Bravetta è un quartiere di famiglie di ceto medio, niente a che vedere con i dormitori dell’ultra-periferia.

Servono solo più controlli.

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