Ancora una strage in alta quota: 8 alpinisti travolti da una valanga

Dopo le tragedie del K2 e del Monte Rosa, dramma sul Bianco. Gli scalatori sono dispersi: impossibile recuperare i corpi

da Aosta

Dopo la tragedia del K2 sembra non finire più la scia di morti che ha caratterizzato l’estate in montagna. All’alba di ieri una valanga si è staccata sul Mont Blanc du Tacul, in territorio francese, travolgendo due gruppi di alpinisti che stavano scalando il versante francese del Monte Bianco. Otto di loro risultano ancora dispersi. Solo una fatalità ha salvato la vita a una coppia di italiani che si trovava a pochi metri di distanza dal luogo dell’incidente e che all’ultimo ha deciso di percorrere una via alternativa. Mentre il soccorso alpino valdostano, la Guardia di finanza di Courmayeur e la Gendarmeria francese li davano per dispersi, i due erano rientrati a casa. Notizie positive anche per le due guide alpine piemontesi che salivano in cordata con due clienti e, come un altro scalatore italiano rimasto illeso e quattro francesi, sono stati travolti solo marginalmente dalla valanga. I feriti sono rientrati a casa nella tarda serata di ieri.
Fatalità, imprudenza e inesperienza, sono spesso tra le cause principali dei morti in alta quota. In questo caso la dinamica pare chiara, come spiega il direttore del Soccorso alpino valdostano Adriano Favre: «L’enorme massa di neve e ghiaccio che si è formata a circa 4mila metri si è divisa in due lingue. La più piccola ha colpito il gruppo che era più a valle, travolgendolo in maniera marginale. Peggio è andata agli alpinisti che si trovavano verso l’alto e sono stati completamente travolti, precipitando per oltre mille metri». Le ricerche sono proseguite fino alla tarda mattinata di ieri, poi sono state sospese per il pericolo di altre valanghe. Le possibilità di trovare persone ancora vive diminuiscono di minuto in minuto. «Non credo che riusciremo neppure a recuperare i corpi - prosegue Favre -. Sono finiti in una zona pericolosa, con torrioni di ghiaccio altamente instabili e a rischio di crollo. Al massimo potremo sorvolare la zona per vedere se dal ghiaccio emergono tracce che indicano la presenza dei cadaveri». Stando ai segnali elettronici in dotazione al soccorso alpino, gli alpinisti sepolti sarebbero almeno otto.
Le indagini proseguono per rintracciare l’identità di questi scalatori - cinque austriaci e tre svizzeri - attraverso la segnalazione dei parenti e le testimonianze degli alpinisti scampati alla morte. La valanga sarebbe stata provocata dal crollo di un seracco del ghiacciaio del Tacul, ossia da un enorme blocco di ghiaccio, che si forma dopo l’apertura di crepacci nei ghiacciai e che può crollare improvvisamente. Anche se non pare questo il caso, secondo gli esperti molte delle tragedie di questa estate sono da imputare anche all’imprudenza. «Troppo spesso ci troviamo di fronte a tragedie causate da errori umani - spiega Favre - e da una certa inesperienza. Difficilmente un alpinista esperto scivola in cordata, com’è spesso accaduto in questi mesi. È un’imprecisione che riguarda più gli escursionisti». Il direttore, che coordina mediamente 900 interventi all’anno, non crede che i molti incidenti mortali siano frutto di un’ondata negativa. «Spesso - sottolinea - semplici escursionisti si improvvisano alpinisti, andando incontro ai pericoli con molta leggerezza».


Un’altra vittima dei monti, ieri, in Val Chisone, nel Torinese. I vigili del fuoco intervenuti per un incendio hanno ritrovato in un burrone il corpo ormai senza vita di uno scalatore francese di 46 anni, del quale si erano perse le tracce dal giorno precedente.

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