Andare al Pronto Soccorso costerà 23 euro

Aumenta il prezzo delle visite di emergenza Il centrosinistra ligure contro il governo Prodi: «I Comuni non potranno più garantire i servizi»

Andare al Pronto Soccorso costerà 23 euro

Non serve il centrodestra a denunciare che «il centrosinistra ha fatto la campagna elettorale contro i ticket e adesso non solo li ha messi ma li aumenta pure». Non serve il centrodestra perché c’è già il centrosinistra, a lamentarsi della manovra finanziaria del governo Prodi. In Liguria il primo risultato eclatante è l’aumento da 15 a 23 euro del ticket di accesso al pronto soccorso, fatte salve le esenzioni per fasce deboli e malattie croniche, e la sua estensione dai codici bianchi ai codici verdi. Unico correttivo il tentativo di ridurre le visite inappropriate, là dove l’assessore alla Sanità Claudio Montaldo sta cercando di convincere i medici di base, dietro compenso della Regione certo, ad associarsi per lavorare anche nei festivi e prefestivi, per filtrare i viaggi di emergenza riequilibrando i servizi e contenendo la spesa.
E a nulla giova sapere che la Liguria riceverà dal governo 64 milioni inaspettati, potenza di 2 miliardi in più che il ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa ha trovato nelle pieghe dei conti pubblici 2006. Saranno tutta manna quei soldi, ma andranno comunque a coprire la voragine di 300 milioni di deficit in sanità previsti per il 2006. La Finanziaria, fa due conti l’assessore al Bilancio Giovanni Battista Pittaluga, dà alle Regioni 97 miliardi (compreso un miliardo per le Regioni in difficoltà), 6 miliardi in più dello scorso anno. A questi vanno aggiunti circa 2 miliardi ricavati da risparmi su farmaci e ticket e i 2 di risorse aggiuntive, per un totale di 101. In Liguria, la somma dei 64 milioni in più rispetto al 2005, dei 120 di gettito della manovra fiscale impostata lo scorso anno e delle risorse aggiuntive per le Regioni in difficoltà potrebbe portare «a un passo dalla copertura del deficit 2006». Alla Regione resteranno però lo stesso da coprire 36 milioni per rispettare il patto di stabilità, risorse che bisognerà trovare fra tagli alla spesa corrente e riduzione degli investimenti. Il tutto mentre diminuiscono le risorse destinate ai Comuni.
Càpita così che ieri in molti si siano scagliati contro la manovra del governo, anche se probabilmente nessuno raccoglierà l’invito di Gianni Plinio il capogruppo di An: «Spero che per il solo fatto che al posto di Berlusconi ci sia Prodi il centrosinistra regionale non affievolisca la virulenza anti-tagli delle Finanziarie manifestata negli ultimi cinque anni».
Ieri Rifondazione comunista ha lanciato la sua proposta per scongiurare i ticket sulle ricette farmaceutiche: «La Regione dovrà evitarli, introducendo un’imposta annuale sullo stanziamento e sulla circolazione degli yacht nel mar ligure». Il commento più cattivo è arrivato dalle rappresentanze sindacali di base, che hanno parlato di una «Finanziaria piena di imbrogli e di trucchi» che fa «elemosine con una mano e con l’altra prevede più tasse e meno servizi» paventando «un aumento delle tasse locali, un peggioramento delle condizioni dei lavoratori sui territori, un peggioramento nella qualità dei servizi pubblici ai cittadini». E poi i sindaci. All’allarme lanciato ancor prima del varo della legge da parte di Giuseppe Pericu si è associato un altro diessino, Massimo Caleo di Sarzana: «Stando così le cose i Comuni non sono più nelle condizioni di garantire i servizi. L’idea di essere posti di fronte al bivio: o tagliare i servizi o aumentare le tasse è un punto di partenza di per sé sbagliato, così come è altrettanto ingiusto consolidare nei cittadini il concetto che i Comuni siano centri di spesa non governati dove si spreca denaro pubblico. Non è così. I Comuni semmai sono i principali erogatori di servizi al cittadino a differenza di altre componenti della spesa pubblica che non producono direttamente servizi per la comunità. Non si può e non si deve generalizzare partendo dal presupposto che la spesa pubblica sia un unico calderone».
E invece.

La Confesercenti chiama a raccolta, dice che «servono iniziative tese a contrastare alcuni provvedimento della Finanziaria», aggiunge che «siamo stanchi di fare da bersaglio continuo». Chissà, forse scenderanno tutti in piazza con An.

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