Andrea di Phu-Yên

Non si conosce il nome di questo vietnamita prima del battesimo. Si sa solo che era orfano di padre, aveva studiato ed era stato battezzato insieme alla madre nel 1641 dal missionario gesuita Alexandre de Rhodes. L’anno seguente, Andrea entrò a far parte del primo nucleo di catechisti indigeni. Dopo aver seguito il missionario nei suoi viaggi di evangelizzazione per un anno, questi catechisti fecero voto di celibato e di servire la Chiesa (da quel gruppo furono poi tratti i primi sacerdoti locali). Ma nel 1644 la concubina del re, Tong-Thi-Toaim, per odio nei confronti della religione straniera spinse il governatore della provincia di Quang-nam ad agire contro la missione. Questi mandò ad arrestare Ignazio, che era il capo dei catechisti e ricopriva anche la carica di alto magistrato. Ma l’illustre vietnamita non c’era. Alla missione era rimasto solo Andrea, impegnato ad assistere alcuni malati che si trovavano là. I soldati, per non presentarsi a mani vuote al governatore, acciuffarono lui e lo portarono via. L’indomani Andrea fu giudicato e condannato a morte come cristiano. Quando si sparse la voce, diversi mercanti europei cercarono di salvargli la vita intervenendo presso il governatore. Ma quello non aveva nessuno voglia di inimicarsi la potente concubina reale.

Così, proprio per evitare che gli europei si rivolgessero a qualche istanza superiore, anticipò i tempi e ordinò l’immediata esecuzione del prigioniero. Andrea venne ucciso a colpi di lancia e di spada. Aveva solo diciotto anni e fu il primo martire del Vietnam. Le sue spoglie furono portate a Macao.

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