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Andrew Howe: «I mondiali? Posso e voglio vincere l’oro»

da Milano

La dinamite che ha spinto Andrew Howe a saltare 8.41 deve scorrergli dentro quelle vene, scolpite in rilievo, lungo i muscoli delle gambe. Nere, lisce, rilucenti al sole di Milano nel martedì mattina in cui il californiano di Rieti fa da uomo immagine alla presentazione della Coppa Europa, in agenda all’Arena sabato e domenica. L’Italia cerca la promozione in Super League, la crema dell’atletica continentale ma gli sguardi sono già ai Mondiali di Osaka, al via il 25 agosto. Esame di laurea per il 22enne campione d’Europa outdoor e indoor di salto in lungo, pepita d’oro su cui l’atletica italiana fa tanto affidamento, anche per conquistare pubblico giovane. In attesa del «master» che saranno i Giochi di Pechino. Dove sogna di esibirsi come portabandiera. Ma è presto. Howe dribbla mamma Renée, che lo marca stile-Claudio Gentile anche all’Arena, lui dribbla le attese eccessive. Scarpe slacciate, un sorriso per tutti, take it easy.
«A Torino, l’8 giugno, ho fatto 8.25 ma non ho saltato come avrei voluto. Devo lavorare e comunque non sarebbe normale se fossi già oggi nelle condizioni ideali. Quelle serviranno in Giappone. A Milano la pedana è nuova ma punto a far meglio di 8.25, migliorando la gestione della gara, la ritmica del salto, trovando subito la misura buona. Ho tanti aspetti su cui impegnarmi, come entrare più veloce negli ultimi 10 metri di rincorsa. Il mio salto, però, resta quello». L’Italia ha bisogno di punti - la promozione è obiettivo dichiarato - Milano di spettacolo per onorare l’Arena restituita alla grande atletica, con il sogno di raccogliere almeno 7.000 spettatori. «Qui ho girato un filmato per Le Iene con il campione paralimpico Roberto La Barbera ma non ho mai gareggiato e mi chiedevo come mai. Sembra un piccolo Olimpico. Comunque dobbiamo farcela a restituire all’Italia il ruolo che le spetta». Howe pensa già alla pedana di Osaka («velocissima», dice con ammirazione per i giapponesi) e sa che per imporsi a livello internazionale deve intanto battere il primato italiano, vecchio di vent’anni, 2 cm più in là del suo personale. «Devo superare l’8.43 di Evangelisti, altrimenti non posso pensare di essere competitivo sulla scena mondiale. Non ne faccio un assillo ma non sono mai soddisfatto di me stesso. E a Osaka punto a vincere perché so che posso farcela. Valgo 8.60? Magari di più». A Milano Andrew potrebbe anche partecipare alla staffetta 4x100, vista l’assenza di Simone Collio, concedendosi uno svago rispetto alle regole della casa dei salti. Che pure ne fanno una faccia da copertina. «Ma io non mi sento un personaggio-simbolo dell’atletica, troppa responsabilità: ci sono anche Baldini o la Di Martino. Cerco di essere me stesso. Questo sport, per me, resta sinonimo di divertimento, intelligenza, disciplina».

E spumante, sperano in tanti.

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