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Angela, la ragazza dell’Est scoperta da Kohl

Marcello Foa

Nostro inviato a Bonn

Quel giorno Angela aveva 12 anni e doveva imparare a nuotare. Rimase in piedi sul bordo della piscina per 45 minuti, poi si buttò in acqua. «Sono coraggiosa al momento giusto», confessò a un giornalista un paio d'anni fa. Da allora nuota benissimo. Ama eccellere Angela Merkel, il leader della Cdu-Csu e probabile prossimo cancelliere tedesco. O meglio: è stata costretta ad eccellere. A lavorare duro. A non mollare mai. Una tedesca all'antica, vien da pensare: puntuale, precisa, tenace, affidabile. Tutto il contrario dell'attuale capo del governo di Berlino, Gerhard Schröder, allegro, un po' ruffiano, buon «viveur», come accade ai tedeschi quando sono in vacanza, specialmente in Italia. Una donna, Angela, di cui si può avere fiducia, ma certo tutt'altro che semplice. Una donna segnata dal rapporto con gli uomini: con i due mariti e soprattutto con il padre, come spiega Gerd Langguth, docente all'università di Bonn, autore della più bella e completa biografia sul leader del centrodestra tedesco.
Angela viene alla luce il 17 luglio 1954 ad Amburgo, nella Repubblica federale tedesca. Poco dopo la nascita, il padre, pastore protestante, decide di trasferirsi nell'altra Germania, quella rimasta sotto il controllo dei sovietici, la Germania comunista. Nessuna ragione ideologica, bensì una questione di fede: Horst Kasner era stato nominato dalla Chiesa evangelica proprio lì, in quel «paradiso socialista», da cui i tedeschi dell'Est sognavano già di scappare. Un rapporto ambiguo quello tra il pastore e il regime rosso. «Non era un uomo della Stasi - spiega Langguth, ricevendo il Giornale nella sua bella casa alle porte di Bonn - ma certo collaborava con i gerarchi dell'ex Ddr». Un rapporto premiato con alcuni privilegi: due auto e alcuni viaggi all'estero, naturalmente senza famiglia. Ma in un clima comunque pesante, a rischio di ritorsioni. «Angela, suo fratello e sua sorella imparano presto le regole per sopravvivere sotto la dittatura: mai esprimere in pubblico le proprie idee, essere sempre all'erta, mai fidarsi. E a scuola - spiega Langguth - essere sempre i migliori». Per necessità, più che per ambizione. È uno dei paradossi del regime che proclamava l'uguaglianza tra tutti i cittadini: i figli dei pastori spesso erano discriminati e per essere sicuri di arrivare alla laurea avevano una sola possibilità: primeggiare. Un insegnamento che Angela segue alla lettera. «I suoi compagni la descrivevano come un topone grigio, sempre china sui libri, anche alla fermata dell'autobus, ma pronta ad aiutare i compagni. Si laurea in fisica e inizia una brillante carriera di ricercatrice. Nel 1977, la prima grande svolta della sua vita: si sposa con un compagno di università, Ullrich Merkel. Il matrimonio dura poco. Nel 1981, improvvisamente, Angela se ne va di casa, senza un perché, portandosi appresso la lavatrice e il cognome del marito. La lavatrice la cambierà più volte, il cognome no. Angela Kasner diventa, per sempre, Angela Merkel. Un gesto che non ha mai voluto spiegare ma che, come emerge dalla biografia di Langguth, è verosimilmente da collegare al rapporto con il padre, un rapporto che ancora oggi resta avvolto dal mistero. Lei non ne parla, lui, oggi 79enne, nemmeno, se non in un'intervista rilasciata pochi giorni fa all'Herald Tribune, in cui rivela di essere contrario alla riunificazione delle due Germanie. Curioso sostegno a un politico che fa della lotta per la libertà e la democrazia la propria bandiera.
Ma in quel 1981 Angela ancora non si interessa di politica. Continua la sua carriera scientifica e, a metà degli anni Ottanta, incontra il terzo uomo della sua vita, il professore Joachim Sauer, un chimico, sposato nel 1999 dopo un’ultradecennale convivenza. Un uomo molto riservato che oggi appare raramente in pubblico con la moglie. Dai due matrimoni non sono nati figli.
Negli anni della Ddr Angela non ama il comunismo, ma, memore degli insegnamenti ricevuti dall'amato-odiato padre, non lo dà mai a vedere. Nel 1989, quando crolla il Muro di Berlino, lei si presenta nella sede del Movimento democratico «per dare una mano». Angela parla bene l'inglese e il russo, a lei si rivolgono i giornalisti stranieri e diventa il portavoce del primo e ultimo governo democratico della Ddr. Si iscrive alla Cdu, Helmut Kohl la nota e la fa crescere. Per tutti diventa «la ragazza di Kohl». A 36 anni viene eletta in Parlamento, subito dopo è nominata ministro per le Pari opportunità. Il cancelliere intuisce le sue doti politiche e apprezza la facilità cui sa imporsi sugli altri, anche su quelli in apparenza più forti di lei. È il destino di Angela: sottovalutata da molti, specialmente all'interno della Cdu, ma alla fine sempre vincente. Quel che Kohl non può immaginare è che quella ragazzina, la sua «Angie», tradirà anche lui. Siamo nel Duemila; Kohl, non più cancelliere, è travolto dagli scandali. La Merkel capisce che è spacciato e con straordinario cinismo ne prende le distanze pubblicamente. Poi fa fuori dalla presidenza della Cdu il delfino di Helmut, Schaeuble. Nel 2002 diventa anche capogruppo parlamentare. Ora guida la coalizione di centrodestra e, nonostante le difficoltà degli ultimi giorni, i sondaggi la danno in vantaggio; assieme gli alleati liberali o alla guida di un governo di compromesso con i socialdemocratici sarà verosimilmente lei il prossimo cancelliere tedesco.
C'è chi la paragona alla Thatcher, ma lei non gradisce, perché la Dama di ferro era contraria alla riunificazione delle due Germanie. Ma come «Maggie», «Angie» sa essere determinata e all'occorrenza molto dura. Se vuoi vincere non devi mollare mai: la Merkel ne è consapevole dalla prima elementare.
marcello.

foa@ilgiornale.it

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