«Per quanto riguarda le coronarografie e le angioplastiche abbiamo iniziato a praticarle nel 2002 prima di allora i pazienti infartuati che ne avevano bisogno venivano trasferiti al San Martino - ricorda il dr. Paolo Rubartelli primario cardiologo dell'Ospedale Villa Scassi di Sampierdarena - eravamo il fanalino di coda di tutti i centri della regione con soli 18 interventi. Adesso il nostro centro, con i suoi 600 pazienti operati nel 2008 è il primo in tutta la città e secondo in Liguria solamente alla cardiologia del San Paolo di Savona».
Per comprendere la soddisfazione del Primario, occorre definire cos'è una angioplastica e come questo intervento possa realmente salvare vite umane riportando alla normalità pazienti che prima di esso vivevano nella continua minaccia di infarto miocardio acuto o, ancor più, che colpiti da infarto acuto si trovano di botto nella drammatica situazione di grave pericolo di vita.
È un metodo innovativo, i primi interventi di questo genere risalgono al 1977, che consente di riaprire una arteria del cuore il cui lume si è talmente ridotto da arrivare all'occlusione totale.
La riapertura avviene introducendo in loco una sorta di micropalloncino che, gonfiato al momento riapre l'arteria occlusa. Successivamente il palloncino che ha terminato la sua funzione viene sostituito da un tubicino di rete metallica (lo stent) che aderisce come una impalcatura alla parete interna dell'arteria impedendo che si restringa nuovamente. Il sangue può così riprendere a defluire normalmente e ad irrorare la porzione di cuore interessata.
Ed è proprio per l'importanza di questa tipologia di intervento che gran parte della Divisione Cardiologica di Sampierdarena gravita attorno a quella sala operatoria, dove quotidianamente un'equipe medico infermieristica effettua le angioplastiche e, giorno e notte, mediante un sistema di pronta disponibilità, può effettuare un'angioplastica d'urgenza approntando tutto il necessario nel giro di pochi minuti.
«Nei casi acuti ed improvvisi - precisa Rubartelli - occorre agire entro la prima ora dall'inizio dell'evento, altrimenti si perdono gli effetti benefici di questa procedura che ha cambiato totalmente il modo di affrontare questi momenti drammatici.
«Prima l'infarto veniva affrontato somministrando trombolitici, cioè farmaci che sciolgono i trombi adesso si agisce provvedendo direttamente a disostruire l'arteria occlusa, ma occorre intervenire subito, prima che la parte di cuore non più irrorata dal sangue subisca dei danni».
Per fortuna la maggior parte dei pazienti che quotidianamente vengono sottoposti ad angioplastica, non sono in condizioni così drammatiche: si tratta per lo più di pazienti i cui sintomi lasciano presupporre l'esistenza di un restringimento pericoloso in una delle coronarie.
In questi casi il ricovero viene limitato a sole 24 ore di degenza.
Il paziente, preventivamente sottoposto agli esami di routine, è ricoverato nelle prime ore della mattinata e quindi condotto in sala operatoria.
Prima tappa la coronarografia, effettuata entrando con il catetere dall'arteria radiale.
«Noi pungiamo sempre la radiale - spiega il primario Cardiologo - perché a fine intervento il paziente è subito in grado di camminare. Se accedessimo dall'arteria femorale, dovrebbe restare a letto almeno un altro giorno. In questo modo riduciamo i tempi di degenza. Se si tratta solamente di una coronarografia la dimissione avviene nello stesso pomeriggio, se da questa indagine radiologica emerge l'esigenza, si procede anche con l'angioplastica; in questo caso la dimissione avviene nella mattinata del giorno dopo; quindi al massimo 24 ore di ricovero».
Se a questo fiore all'occhiello aggiungiamo i letti di terapia intensiva cardiologica e i letti di terapia postintensiva, il centro per le ablazioni delle aritmie e quello per il posizionamento dei pacemakers e dei defibrillatori, possiamo affermare, senza timore di smentita, che la Divisione Cardiologica dello Scassi è il centro focale, più completo, di tutte le strutture similari sparse sull'intero territorio della Asl 3 Genovese.
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