È la superstar Anna Netrebko (1971) la protagonista di questo Sant'Ambrogio scaligero, il suo quarto dopo Don Giovanni, Giovanna d'Arco e Andrea Chenier. Soprano che non si cala nel ruolo di Tosca. Più semplicemente: lei è Tosca. Si parte dall'aspetto: bruna, occhio moresco, sguardo profondo. Anche se la identifichiamo con San Pietroburgo, cui deve il lancio di carriera, Netrebko è nata e cresciuta nel profondo Sud della Russia, in una regione stretta fra il Mar Nero, Caspio e d'Azov. Il suo temperamento ci ricorda quello di Tosca, è volitiva, determinata, indomabile e anticonformista. E come Tosca, si spende per il proprio uomo. Al fianco di Anna Netrebko c'è il tenore Yusuf Eyvazov, conosciuto in una Manon a Roma e sposato l'anno dopo fra una recita e l'altra di Giovanna d'Arco (era la prima scaligera del 2015). Quando può, Netrebko condivide il palcoscenico con il marito, così accadde nell'Andrea Chenier del 7 dicembre 2017. E così accadeva ancora quando faceva coppia con Erwin Schrott, baritono la cui carriera si è fortemente ridimensionata ora che Anna è uscita dalla sua vita. Da questa relazione nacque Tiago. Appurato che il bimbo era autistico e compresa quanto è scarsa la conoscenza di questa malattia, la cantante ha iniziato a battagliare via media, promuovendo campagne di sensibilizzazione e guidando associazioni.
Non è donna, insomma, che si nasconda. Anzi, si espone, va e gioca la sua partita. Attitudine che, unita a corde vocali speciali e a una intelligente gestione della carriera, ha contribuito a farne il soprano numero uno. È lei in cima alla piramide delle cantanti (dunque donne) liriche. Basta digitare il nome su Google Trends per comprendere che nessuna le sta al passo. È influencer, regina di Instagram, diva, e professionista con pochi pari. «Quando entra in sala prove, lascia fuori dalla porta l'aspetto divistico. E fa la musicista: serissima e curiosa», assicura il direttore d'orchestra Riccardo Chailly che con questo soprano condivide ben tre inaugurazioni di stagione.
Scarpia è presenza fortissima in quest'opera di Puccini, e c'è chi ha sostenuto che potrebbe intitolarsi Scarpia.
Ma Chailly non ha dubbi: «Il titolo prescelto è quello giusto perché la bellezza e la forza dell'amore di Tosca sono la parte più nobile dell'opera. La sua fierezza e nobiltà d'animo sono tali da portarla all'omicidio». E infine al suicidio con quel volo nel vuoto sui cala il sipario.
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