Gli anni ’50, bei tempi per il D’Oria e per la città

Gli anni ’50, bei tempi per il D’Oria e per la città

Leggo con sollazzevole divertimento quello che ha scritto Marina Mascetti. A proposito il cognome Mascetti mi ricorda «il Mascetti» indimenticabile protagonista dell’indimenticabile film «Amici miei» di Monicelli... capito l’antifona?
Faccio solo presente alcune considerazioni «al Mascetti», pardon... «alla Mascetti».
1. Intanto ringrazio di avermi considerato «professore», non lo sono mai stato. Sono un umile cronista che racconta fatti.
2. I miei ricordi (e credo anche quelli della collega Bressani) si riferiscono agli anni ’50. Tutto quello che accadde al D’Oria nei decenni successivi, così come oggi mi incuriosisce certo, ma non mi riguarda molto, se non per trarre qualche considerazione molto amara e discutibile.
3. Ricordo che gli Anni ’50, checché se ne dica, erano gli anni del «Liceo D’Oria», erano gli anni di una Genova straordinariamente viva, erano gli anni di una città che amava e coltivava la cultura.
4. E ribadisco che le «teste d’uovo» uscite dal D’Oria erano di altissimo livello, ottimi imprenditori, ottimi ricercatori, ottimi avvocati, persino ottimi giornalisti e ottimi psichiatri.
5. Che dagli anni ’60 in poi il D’Oria non fosse più così tanto «speciale» me ne dispiace davvero, così come penso dispiaccia alla mia generazione che almeno, lei, ha vissuto anni indimenticabili sotto tutti gli aspetti. E ancora oggi i «veri felici ricordi» sono riferiti a quegli «Anni ’50» e non ad altri.
6.

A tal proposito (forse con dispiacere della Mascetti) stiamo preparando una serie di testimonianze, legate a quegli anni, ma non solo del D’Oria, ma di una Genova che, uscita dalle macerie della guerra, viveva un «Rinascimento» decisamente eccezionale.

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