Roma

«Anni Verdi» ricorre contro la requisizione

Francesco Bisozzi

Mentre il braccio di ferro tra la Regione e l’associazione «Anni Verdi» volge alle ultime battute si fa sempre più vana la speranza di un lieto fine. Venerdì, su richiesta dell’assessore regionale alla Sanità Augusto Battaglia, il prefetto Achille Serra ha requisito le strutture dell’associazione ritenendola incapace di garantire oltre i servizi assistenziali. Contro il provvedimento è stato presentato ieri ricorso al Tar. Secondo il presidente onorario Mauro Lancillotti non c’erano infatti le condizioni previste dalla legge per prendere una decisione del genere.
Nata nel 1964 come scuola speciale, «Anni Verdi» assume l’attuale veste giuridica nel 1978 e cinque anni più tardi ottiene il prestigioso riconoscimento di ente morale. Convenzionata con la Regione, gestisce ambulatori, centri diurni e di degenza a tempo pieno, due centri di ippoterapia, una sezione sperimentale per la ricerca sulle psicosi e sull’autismo e un servizio domiciliare per la fisioterapia e la terapia del linguaggio. All’origine del faccia a faccia con la Pisana c’è una questione di denaro: oltre ad aver accumulato con l’associazione un debito pari a 70 milioni di euro (diretta conseguenza dell’insufficienza delle tariffe stabilite dalla vecchia giunta regionale per coprire i costi sostenuti dai centri e dagli ambulatori), la Regione è in ritardo di ben sei mesi per quanto riguarda il versamento delle somme destinate alle strutture accreditate. «Malgrado i mancati pagamenti - si legge in un comunicato diramato dall’Onlus - ci è stato intimato di continuare a erogare i servizi e di mantenere nei centri diurni e residenziali gli stessi livelli occupazionali. Ciò equivale a chiedere ai dipendenti di lavorare gratis. La Regione deve assicurare ai cittadini la fruizione dei servizi che competono al Servizio sanitario nazionale e non può pretendere, come nel caso specifico, che un privato li svolga per suo conto ma a proprie spese». In questi giorni la situazione era degenerata al punto che giovedì una delegazione di lavoratori di «Anni Verdi» ha varcato a forza l’ingresso della Regione e ha fatto irruzione nella sede del consiglio comunale per far valere le proprie ragioni. Nel frattempo veniva minacciata la messa in liquidazione dell’Ente da parte dei vertici dell’associazione. Sull’argomento ieri si è soffermato a fare chiarezza il presidente in carica Tommaso Berardi: «La mancata erogazione delle somme concordate con la Regione, che peraltro andrebbero ritoccate, ci ha messo nell’impossibilità di andare avanti. Tanto che alla fine abbiamo pensato d’interrompere il servizio diurno». Il testimone è passato poi a Mauro Lancillotti: «Non è vero che non siamo in grado di fornire i servizi assistenziali. Più volte abbiamo precisato che era solo il servizio diurno a correre il rischio di venire sospeso. E non certo per causa nostra. Se fatichiamo così tanto sul piano economico è colpa della Pisana e dei suoi ritardi. La decisione di requisire le strutture dell’Ente non è dunque assolutamente giustificabile. Inoltre, secondo l’articolo 7 della legge del 20 marzo 1865, un provvedimento di questo genere va preso solo e unicamente quando si ha a che fare con un evento imprevisto. Al contrario, la situazione di emergenza che ci troviamo a fronteggiare oggi era ampiamente prevedibile. Battaglia conosce molto bene le nostre esigenze, sono diversi mesi ormai che abbiamo aperto un tavolo di concertazione. Peccato però che alle riunioni venga eluso il nocciolo della questione, ovvero l’aspetto economico».
Oggi intanto il consigliere delegato alle Politiche dell’handicap Tiziana Bolghini incontra i familiari dei ragazzi che usufruiscono dei servizi del centro «Anni Verdi» di Santa Severa.

Il rischio più grande è che il passaggio di gestione voluto dal prefetto crei un vuoto organizzativo che minacci la continuità terapeutica.

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