Sono 18mila i cittadini che il comune di Genova aiuta ogni anno. L'altro anno erano 16mila. Circa 6000 prendono un sussidio economico direttamente da palazzo Tursi, cioè un assegno che oscilla dai 50 ai 600 euro al mese con una media di 250 euro mensili. Significa che il comune spende oltre una dozzina di milioni di euro all'anno soltanto per dare una mano a chi ne ha bisogno. Poi ci sono le spese, di gran lunga superiori, dedicate alle strutture di residenza per anziani, per i minori, per i disagiati, circa un'ottantina, le attività diurne per i minori, quelle domiciliari per gli anziani. Una collina, piuttosto che una montagna di soldi, che non bastano. Secondo l'assessore comunale ai servizi sociali Paolo Veardo, i nuovi poveri a Genova aumentano al ritmo di un venti, venticinque per cento all'anno. Si tratta, per la maggior parte, di cittadini appartenenti al ceto medio basso. Famiglie che hanno soltanto un reddito. Persone che hanno perso il lavoro. In sostanza, la fascia di povertà, stimata per le famiglie che hanno uno stipendio di 800 euro al mese, adesso si sta innalzando per quelle che hanno mille, milleduecento euro al mese. Se si aggiunge che in lista d'attesa, per le case popolari genovesi, ci sono 1300 famiglie, il quadro sta diventando preoccupante.
«Siamo di fronte a una società dove l'impoverimento purtroppo sta aumentando - spiega l'assessore Veardo - anche a Genova c'è emergenza. Dal governo Berlusconi abbiamo ricevuto soltanto tagli alla spesa pubblica sociale e quello di Prodi finora non ha dato segni rassicuranti per i finanziamenti. In questo quadro di emergenza generale il comune fa fatica a garantire un sostegno a tutti i cittadini che ne hanno bisogno. Rispetto a un paio di anni fa abbiamo visto aumentare le persone che si rivolgono a palazzo Tursi di circa il 25 per cento. Ci sono persone che lavorano ma, con uno stipendio in famiglia al di sotto dei 1200 euro al mese, non ce la fanno a tirare avanti. L'indebitamento attraverso rate, mutui, carte di credito, sta diventando insostenibile».
Secondo Veardo occorre uno sforzo, anche politico, per incrementare i servizi offerti per la tutela degli anziani e per trovare occupazione, soprattutto per i giovani, oltre a una maggiore razionalizzazione dei fondi e un aumento dei finanziamenti statali. «Per la casa occorre realizzare quella fondazione pubblica - dice Veardo - che consentirebbe di offrire alloggi a prezzi agevolati. A Genova sono 17mila le case sfitte. Con il fondo pubblico se si riuscisse ad avere a disposizione almeno il dieci per cento del totale, si riuscirebbe a dare una risposta alla domanda di alloggi. I proprietari sarebbero garantiti dalla fondazione e, allo stesso tempo, si riuscirebbe a immettere sul mercato appartamenti di fasce di prezzo intermedie tra i 90 euro e i 900 euro». «Occorre trovare una soluzione come questa o seguire progetti come il social housing della regione - spiega il responsabile del Sicet sindacato inquilini Stefano Salvetti - per trovare urgentemente una soluzione per la casa ai genovesi. Gli sfrattati sono in aumento del 30 per cento e sono centinaia le famiglie disgregate che trovano alloggio presso parenti o amici. Per chi è meno fortunato, invece, le case popolari a disposizione cono pochine e quindi c'è chi va a dormire in auto. Faccio un appello anche al vicesindao e assessore al patrimonio Ghio perchè si impegni a trovare gli alloggi. Siamo contrari a imposizioni come quelle del caso dei nomadi. Una scelta che non ci ha visto coinvolti e della quale non siamo stati nemmeno consultati. Si tratta di decisioni che aumentano la tensione sociale». Dalle case ai mutui e alle rate.
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