Un anno fa costò 15 milioni: la Juve non sa dove metterlo

da Pinzolo

Lo scorso anno, di questi tempi, i suoi riccioli al vento avevano già fatto strage di cuori tra le tifose juventine presenti a Pinzolo. E i maschietti sognavano di poter ammirare di lì a poco il nuovo architetto del gioco bianconero: elegante nel modo di stare in campo, piedi educati e tanta voglia di diventare il pilastro della rinascita juventina. Tiago Mendes arrivava dal Lione e non era costato un piatto di lenticchie, anzi: 14,5 milioni, l'acquisto più caro dell'estate bianconera. Era la Juve che si riaffacciava alla serie A e che aveva bisogno di nuovi eroi: in Francia e anche in Inghilterra - chez Chelsea - lo chiamavano «Lavatrice» perché ripuliva tutti i palloni che i suoi compagni gli recapitavano.
Dodici mesi dopo, ovvero oggi, il portoghese che «garantisce sempre il 200%» - come lo aveva descritto Scolari, ct del Portogallo - vive ai margini della Juventus e ancora non sa che fine farà. Nello scorso campionato ha messo insieme 20 presenze, di cui solo dieci da titolare e molte sul finire della stagione, per complessivi 1066 minuti (53' di media): con Ranieri il feeling non è mai scattato e la Juve adesso fa fatica a piazzarlo. Costa tanto, certo: costa troppo, per quello che (non) ha mostrato in Italia. Si era presentato con il piglio del capopopolo: «Il nostro obiettivo è lo scudetto - aveva detto il giorno della presentazione - sono pronto a indossare i panni del leader del centrocampo bianconero».
Invece ora trotterella per il campo, divide la camera con il connazionale Andrade, lui pure alla faticosa ricerca di se stesso dopo il gravissimo incidente a un ginocchio patito lo scorso autunno. La «lavatrice» aspetta che qualcuno si faccia avanti: potrebbe tornare in Portogallo o andare in Spagna ma, dopo averla rifiutata lo scorso inverno, andrebbe bene anche l'Inghilterra. In momenti diversi si sono fatti avanti Tottenham, Benfica, Porto, Sporting Lisbona, Atletico Madrid e Monaco: tutti però si sono spaventati di fronte alle richieste juventine, mai inferiori ai 9-10 milioni. Situazione complicata, soprattutto perché i vertici bianconeri non possono più sbagliare davanti alla proprietà, dopo i casi Tiago e Almiron.
Qualcosa succederà, è ovvio. I compagni comunque lo adorano e non ce n'è uno che non ne parli bene. L'ultimo, ieri, Legrottaglie: «Se penso alla mia storia, dico che anche a lui sarebbe giusto concedere una seconda chance». Difficile tuttavia che Ranieri ceda ai sentimentalismi: «Con lui le ho provate tutte - ha spiegato una volta - ma non sono mai riuscito a trovare la chiave giusta per far sì che si accendesse la scintilla giusta».
Avanti un altro, allora. Ma chi? Xabi Alonso costa tanto (18,5), Poulsen molto meno (10, e oggi i suoi agenti vedono i dirigenti Juve) ma non ha piedi da Signora, altri non convincono fino in fondo. Magari perché costano poco. Varrebbe forse la pena dare un'occhiata dalle parti di Udine, dove comprano a quasi nulla e rivendono a molto: Inler, lo scorso campionato tra i migliori centrocampisti del campionato, è stato pagato 1 milione e ora ne vale almeno 7-8. Stessa sorte era toccata a Muntari, un altro su cui la Juve aveva messo gli occhi.

Poi, trasferendosi in Emilia, ci sarebbe magari Cigarini la cui comproprietà è stata valutata in questi giorni 5 milioni dall'Atalanta: l'anno scorso, dopo che Ranieri lo aveva allenato a Parma, sarebbe costato sicuramente meno. D'accordo cercare in qualche circostanza il nome ad effetto, ma il portafoglio e il rendimento sul campo non sempre vanno d'accordo. Come testimonia la lavatrice juventina.

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