Anonima sarda in pensione Allarme sequestri «fai da te»

Quello di Boroli jr è solo l’ultimo caso, in 10 anni il fenomeno cresciuto del 50%. Il prefetto Cavaliere: «Balordi improvvisati e pericolosi»

Viene quasi nostalgia per i vecchi, «seri» anche se spietati professionisti di una volta. Sparita l’Anonima sarda, dedita ad altri affari così come i colleghi calabresi o i giostrai del Veneto, eccoci piombati nell’era del rapimento «fai da te». Il caso di Achille Boroli, nipote del fondantore della De Agostini, sfuggito, a quanto pare, a un maldestro tentativo di «cattura» da parte di due sconosciuti, sembra dimostrarlo. Il pericolo, oggi, arriva dal vicino di casa, dal giardiniere in pensione armato di cattive intenzioni come la complice casalinga che si improvvisa carceriera, piuttosto che dal rivale in affari o dal balordo straniero. È poliedrica, sfaccettata - e per questo difficile da individuare e ancor più pericolosa - la nuova criminalità dei «sequestri». Che, a dispetto di quanto si percepisce, sono in aumento nonostante la «ritirata» delle grandi organizzazioni: in 10 anni, stando ai dati del ministero, si sarebbe registrata una crescita di circa il 50%. Il perché è presto detto: rientra nella casistica anche il «rapimento» del bancario costretto ad aprire la cassaforte mentre qualcuno tiene in ostaggio la sua famiglia.
L’ultima frontiera è quella del sequestro fai-da-te. E nel mirino può finirci chiunque abbia qualche decina di migliaia d’euro sul conto corrente. «Tutto deve avvenire in fretta, con riscatti relativamente modesti - spiega il prefetto Nicola Cavaliere, direttore centrale della polizia criminale - ma soprattutto deve concludersi in tempi strettissimi. Ovvero prima che scatti la denuncia». Blocco dei beni delle vittime, pool di investigatori attrezzati dalle dure esperienze degli anni Settanta-Ottanta, raffiche di arresti e tecnologie investigative sempre più avanzate, hanno reso il rapimento «classico» un affare sempre più pericoloso. E poco conveniente.
«La stagione dei grandi sequestri gestiti dai potenti gruppi malavitosi si può dire finita con gli Anni ’90 (Soffiantini fu un’eccezione), con la liberazione nell’89 dopo una sparatoria con i banditi di Dante Belardinelli (il re del caffè, ndr)», puntualizza il prefetto Cavaliere. Oggi ci troviamo di fronte a soggetti spesso impreparati sia da un punto di vista logistico che di spessore criminale. Insomma delinquenti di piccolo cabotaggio se non addirittura improvvisati. Ma capaci di tutto. Per questo è necessario un monitoraggio e un controllo del territorio preciso e assiduo».


Emblematici i casi di Gianmario Roveraro, il banchiere portato via da casa il 5 luglio dell’anno scorso e trucidato. Il mandante era un suo ex socio e che si sarebbe sentito bidonato dal banchiere. Come dimenticare poi il piccolo Tommaso Onofri, ucciso dieci minuti dopo il sequestro da due rubagalline di provincia, «amici» del papà.

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