Politica

Anoressia, la Spagna boccia le taglie extra small

Manila Alfano

La Spagna cambia tendenza e si propone di ridisegnare le taglie degli abiti. Stop al modello anoressico, basta inseguire l'ideale del corpo scheletrico. E soprattutto via dagli scaffali quelle taglie extra small che non fanno che aumentare il senso di frustrazione di consumatori e consumatrici. Per liberare le spagnole da diete-incubo, liposuzioni esasperate e giorni di digiuno il governo spagnolo decide di combattere il problema dell'anoressia partendo dalla prova in camerino. Al bando quindi gli abiti risicati che propongono gli stilisti. Due giorni fa rappresentanti di grandi gruppi di moda come Inditex, Mango, Cortefiel, El Corte Inglés, l'associazione di disegnatori di moda e il ministro della sanità Elena Salgano si sono riuniti per fare la radiografia del settore. Tra tre mesi stilisti e imprenditori si ritroveranno e saranno in grado di prendere una decisione di comune accordo su modelli e taglie da unificare e adeguarle alla realtà sociale. Il ministro della sanità intanto si è impegnato a studiare la tipologia fisica dei cittadini per offrire una fotografia della società più realistica.
Questa iniziativa prende il via dopo sei anni, da quando cioè, nel 1999, il governo aveva avanzato una prima proposta. Ma sembra che la Spagna non sia la sola a voler invertire la tendenza. Con una mossa del tutto inaspettata Liz Jones, direttrice di Marie Claire ha stupito tutti e tutte lanciando in copertina una cover-girl formosa, in antitesi con le evanescenti spiritate e magrissime modelle che impazzano da molti anni, trainando il mito dell'anoressia nell'universo femminile, colpendo non solo le teen-ager ma anche le donne adulte. Ovviamente esperti dell'alimentazione e sociologi le hanno dato ragione. Basta alla magrezza estrema malaticcia, finalmente un bell'aspetto sano e radioso. In Italia il ministero della Sanità ha già lanciato l'allarme denunciando mezzo milione di persone vittime di un rapporto sbagliato con il cibo che riflette un profondo disagio interiore.
Il problema è soprattutto al femminile, con la complicità di una cultura che promuove modelli basati sull'apparenza ed un rapporto con il corpo ed il cibo ossessivo e fuorviante. Erano gli anni 60 e uscì fuori Twiggy. Magrissima, occhi grandi e spenti. Divenne in poco tempo un idolo per tutti. Gli stilisti iniziarono a lanciare la moda delle modelle anoressiche. Sulle passerelle ragazze sempre più magre, è il tempo delle Heidi Klum e delle Kate Moss. A quel punto il modello si impone.
Dalle pagine patinate delle riviste di moda le passioni sembrano bandite. Le donne vengono rappresentate come figure astratte, gelide e inespressive, quasi a volersi accordare con l'aridità del contesto in cui sono inserite.
Elena Stancanelli, scrittrice, afferma: «Dubito che gli stilisti rappresentino la donna o che cerchino di imporre un modello femminile, hanno solo bisogno di manichini inespressivi, di grucce su cui appendere i loro abiti, cosa peraltro perfettamente legittima poiché il loro mestiere è proprio quello di vendere abiti. Per questo motivo, l'ultimo posto dove andrei a cercare la rappresentazione della donna è proprio nella moda.» Ancora critica continua: «Il mondo della moda è totalmente autoreferenziale, ha a che fare esclusivamente con se stesso.

Questo per diversi motivi, primo fra tutti l'essere parte di un giro di denaro talmente alto da perdere ogni contatto con la realtà».

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