Anoressica da 20 anni, una laurea in biologia con lode, poi due anni fa è entrata in coma. Infine la ripresa lenta ma tenace e di nuovo la voglia di andare avanti iscrivendosi a un corso di scienze infermieristiche per «immaginarsi un futuro in cui fosse lei a occuparsi della malattia degli altri». Un sogno di rinascita che ha dovuto abbandonare dopo un anno di tirocinio in ospedale e a una manciata di ore per concluderlo e poter sostenere gli esami, perché considerata «non idonea a svolgere le mansioni di infermiera».
È la storia di Stefania Sabbadini, 37 anni, autrice del libro «Trenta chili», scritto assieme alla psicologa Luana de Vita, in cui racconta la sua vicenda, la voglia di guarire, di vivere. Per Stefania pensare di progettare una nuova vita, fuori dalla sua malattia ha significato guardare gli altri con occhi diversi, riconoscere anche il loro dolore. E così supera a settembre 2006 il test dingresso alla Sapienza per il corso di Scienze Infermieristiche al Polo di Rieti. Si trasferisce a ottobre, va a vivere da sola a 36 anni. Inizia a frequentare i corsi, comincia il tirocinio, lavora in formazione a Ostetricia, in ambulatorio. Poi arrivano gli esami del primo semestre, superati con ottimi voti e quindi le nuove lezioni del secondo semestre. Ma il 14 giugno 2007 «il sogno di una nuova vita» si interrompe: le viene comunicato che deve abbandonare il tirocinio, in base alla cosiddetta legge 626 a tutela dei lavoratori. Un certificato di «temporanea non idoneità alla mansione», non cè scritto altro. Anzi, le suggeriscono di provare qualche altro corso di laurea. Lanoressia non è una malattia contagiosa, rileva la psicologa de Vita, Stefania ha qualche complicazione dovuta al lungo stato di denutrizione ma tutto è stato dichiarato alliscrizione quando ha ottenuto lesenzione delle tasse universitarie proprio per il suo stato di salute.
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