Ansa, le manovre per insediare Sorgi

Fabrizio de Feo

da Roma

Le grandi manovre per la nomina del nuovo direttore dell’Ansa sono ormai iniziate. E il nervosismo si fa ogni giorno più palpabile. Le riunioni ufficiali, ma anche gli incontri più o meno carbonari, si succedono a cadenza quasi giornaliera mentre il presidente, Boris Biancheri, l’amministratore delegato Mario Rosso e i vari corpi redazionali cercano di individuare il candidato ideale per guidare la prima agenzia italiana di informazione, da oltre 60 anni impegnata sul campo, con le sue 22 sedi nazionali e gli 81 uffici distribuiti in 74 Paesi.
Il direttore Pierluigi Magnaschi - secondo quanto anticipato dal sito Dagospia - il 31 dicembre dovrebbe celebrare il suo distacco dalla cooperativa che riunisce i 36 editori dei principali quotidiani italiani. Una separazione quasi scontata se non fosse che il panorama della successione appare al momento molto confuso. C’è chi dice che gli ambienti bolognesi di Palazzo Chigi stiano monitorando la vicenda con molta attenzione (non va dimenticato che Ricardo Franco Levi ha carezzato per qualche tempo l’ipotesi di una sorta di fusione a freddo tra le agenzie italiane). E chi suggerisce che, come da tradizione, saranno Rcs e l’Editoriale l’Espresso a esercitare una influenza decisiva sulla scelta finale. Fatto sta che finora, dentro l’agenzia, si stanno percorrendo due strade. La prima è quella della preparazione di una «rosa» di candidati. Dall’azienda è stato promesso che la massima attenzione sarà concessa a chi lavora o ha lavorato a Via della Dataria. Tra coloro che rispondono a questo identikit i nomi più gettonati sono quelli del vicedirettore Giampiero Gramaglia; di Luigi Contu, già vicedirettore e capo della redazione politica, attualmente a Repubblica e di Giuliano Zoppis, vicedirettore vicario dell’Ansa. Un gradino più sotto c’è Enrico Romagna Manoja, attuale direttore di Mf. Tra gli «esterni» circola il nome di Giovanni Valentini di Repubblica, del direttore del Tirreno, Bruno Manfellotto e del condirettore del Corriere, Paolo Ermini. Ma c’è chi giura che in pole-position ci sarebbe il pluridecorato editorialista de La Stampa, Marcello Sorgi.
C’è anche un’altra strada che l’amministratore delegato è deciso ad intraprendere, perlomeno in via esplorativa: incaricare un’agenzia di «cacciatori di teste» di ricercare il nuovo direttore. Sullo sfondo, però, si agitano molti malumori interni. Lunedì scorso i capi delle redazioni centrali (in settimana la riunione sarà allargata ai capi delle sedi regionali) si sono incontrati per discutere del «rischio» che Magnaschi possa risultare delegittimato in questi ultimi due mesi di mandato. Il direttore, fiutato il pericolo, ha subito fatto sapere che non ha alcuna intenzione di allentare la presa e consentire a qualcuno di surrogare il suo ruolo. In questo delicato gioco di pressioni, incastri e ambizioni, Biancheri sta comunque cercando di intestarsi in prima persona la scelta.

Per questo ha comunicato al cdr che è sua intenzione presentare un nome singolo al cda e all’assemblea dei soci entro il 31 dicembre. Le tensioni, però, non si placano. E dentro l’azienda non manca il partito di chi suggerisce che, di fronte a una situazione così confusa, mantenere lo «status quo» potrebbe rappresentare la via d’uscita migliore.

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